Libri. “Non si può attendere” e la memoria di Drieu scrittore e socialista europeo

Drieu

Pierre Drieu La Rochelle
Pierre Drieu La Rochelle

E’ stato recentemente pubblicato (giugno 2015) dalla casa editrice Clinamen e tradotto per la prima volta in italiano da Giuseppe Panella un libretto di Pierre Drieu La Rochelle Non si può più attendere (in copertina, tra l’altro, è riportata in piccolo la copertina originaria dell’edizione Grasset del 1941).
Il libretto è composto dagli articoli che Drieu andò pubblicando tra il 1939 e il 1941 su varie riviste dalla Nouvelle Revue Francaise a La gerbe.

Drieu filotedesco

La tesi di fondo sostenuta da Drieu è la necessità di accettare la collaborazione coi Tedeschi dopo la disfatta della Francia nel 1940 e di lavorare ad una rivoluzione sociale ed economica che riscuota dal torpore la volontà dei Francesi. Contro “un vecchio mondo politico e incapace”, Drieu esamina le ragioni della collaborazione, di cui non si nasconde le difficoltà: “nel momento ci cui si avverte il sentimento di perdersi , ci si salva perché, per chi vive, non c’è altra salvezza che vivere”; ne enumera i benefici: “attraverso una serie di esili accordi con i Tedeschi abbiamo migliorato un po’ la sorte dei prigionieri, i rifugiati sono da poco rientrati, i ponti vengono riparati, ci si avvicina alla soluzione del problema della disoccupazione, delle scorte”; disegna possibili programmi: “E’ il momento ora o mai più di distruggere le catapecchie, di dare ai contadini e agli operai delle case convenienti. Il modo in cui la democrazia alloggiava il popolo era ignobile”.

La visione euromediterranea
Drieu ha sotto gli occhi la situazione della Francia e dell’Europa e sa che l’unica possibilità per non perdere la guerra è un’Europa unificata che abbracci l’intero mediterraneo: “l’unificazione economica dell’Europa, dell’Africa e del Vicino Oriente” insieme all’”unificazione politica che garantisca questa unificazione economica”, in modo tale che si possa “trovare la gestione moderna di una larga autarchia, tra i relitti del socialismo e del liberalismo”. Negli articoli che formano il libro serpeggia la speranza che la catastrofe possa essere evitata appunto non attendendo più (sottinteso: la salvezza dagli altri), ma rimboccandosi le maniche. Tre anni dopo la speranza di Drieu era definitivamente tramontata. Il dramma di una Francia divisa tra tante anime (nazionalista, gollista, comunista, collaborazionista) e impotente a pesare sui destini del mondo e sul nuovo assetto capitalistico e comunistico, che uscirà dalle ceneri della 2^ guerra mondiale, sarà magistralmente rappresentato nel romanzo I cani di paglia, l’ultimo pubblicato in vita dall’autore nel 1944, libro che il critico Gianfranco Franchi considera, ben a ragione, “impreziosito da uno stile impeccabile, da una forma che sposa eleganza e compostezza, da un coraggio disperato ed esasperato.” (in Lankelot.com).
Nella conclusione del romanzo (il cui titolo rimanda ad un passo del Tao-Te-King a significare che gli uomini sono nelle mani del fato) tutti i personaggi troveranno la morte sotto la bomba di un aereo inglese. Lo stato d’animo del Drieu di allora è affidato a poche righe scritte nella prefazione al romanzo: “Uno scrittore, un socialista europeo, che denuncia l’invasione e la distruzione dell’Europa, ha scritto questa breve storia contemporaneamente ai suoi articoli polemici. Non ha timore di mostrare tutti i suoi dubbi, tutte le reticenze, tutti i languori, tutti i rimpianti di cui soffoca l’intima sedizione in fondo al petto.” Peraltro, nel romanzo I cani di paglia (di recente ripubblicato con una nuova traduzione dalle edizioni di AR), quasi che Drieu prevedesse l’accusa di traditore che gli sarebbe stata mossa, ci sono pagine intense e tormentate sulla figura evangelica di Giuda, il cui tradimento, metafisicamente indispensabile nell’economia della salvezza, è motivato dalla sua cocente delusione nei confronti di Gesù, visto a torto come un capo politico, che tergiversa e rimanda alle calende greche l’attesa rivolta sociale e politica contro i Romani.
Da segnalare, infine, è la pregevole prefazione a Non si può attendere del traduttore e curatore Giuseppe Panella, che nel chiedersi perché tanti scrittori e intellettuali celebri e di indubbio valore si schierarono per la collaborazione e perché furono puniti così duramente e severamente con esemplari e sommarie condanne a morte o lunghe pene detentive, cerca una risposta nella battaglia senza esclusione di colpi delle élites culturali che si fronteggiavano all’epoca per la direzione morale e spirituale della Francia: da una parte i Sartre, i Malraux, i Mauriac, gli Aragon che risultarono vincitori, dall’altra i collaborazionisti, i Brasillach, i Celine, i Drieu, i Rebatet, per i quali inchiostro e sangue, con un’espressione cara a Drieu, finirono per fondersi nel proprio destino.

*”Non si può attendere” di  Pierre Drieu La Rochelle, pp. 80, euro 12,90, Clinamen.

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Sandro Marano

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