Il punto. Il caso Buttafuoco-Islam: nell’identità della destra non c’è la discriminazione religiosa

image_151-e1438177373409Come non sono abbastanza omofobo per auspicare l’introduzione del matrimonio fra persone dello stesso sesso, e non sono abbastanza anticlericale per augurarmi l’abolizione del celibato ecclesiastico, così non sono abbastanza antiislamico da augurare a Pietrangelo Buttafuoco di essere candidato a presidente della Regione Sicilia. Come scriveva Pol Vandromme nella sua biografia di Pierre Drieu La Rochelle tradotta tanti anni fa da Alfredo Cattabiani per le edizioni Borla, un uomo di lettere sbaglia sempre quando si reca a una manifestazione politica, perché i posteri non lo giudicheranno per quello che ha fatto, ma per quello che ha scritto. È vero che Drieu trasse ispirazione per alcune delle sue pagine migliori dai moti del 6 febbraio 1934 a place de la Concorde, ma altro è dare l’assalto a Palais Bourbon e sfidare la terza repubblica, altro contare le preferenze per arrivare a Palazzo dei Normanni. D’altra parte, non è detto che i siciliani avrebbero molto da guadagnare ad avere uno scrittore come presidente. Quando voleva punire una provincia, Federico II di Svevia le mandava come governatore un filosofo…

Pietrangelo Buttafuoco

Ciò premesso, le parole con cui Giorgia Meloni ha commentato la proposta leghista di candidare Buttafuoco alla presidenza della Regione Sicilia mi lasciano perplesso. Capisco l’esigenza di tutelare l’identità, anche religiosa, di una nazione o di una regione, comprendo la delusione che il vecchio Dragonera con la sua scelta di convertire il suo nome in Giafar al-Siqilli ha suscitato in lei, e un po’ anche in me. Ma nelle coordinate politico-culturali della destra non c’è la discriminazione religiosa, ai livelli più modesti come a quelli più alti.

La destra e l’Islam

Ci sono grandi convertiti come René Guénon, c’è “l’esploratore del Duce” Giuseppe Tucci, c’è l’Ismeo fondato da Giovanni Gentile e dallo stesso Tucci, ci sono Pio Filippani Ronconi e Massimo Scaligero, ma ci sono anche i minareti che, insieme alle case del Fascio, alle fontane con l’acqua potabile e alle cappelle cattoliche, Italo Balbo fece realizzare nei più sperduti villaggi libici.

L’immigrazione e le migrazioni, ormai non più clandestine, costituiscono un problema molto grave, ma non possono costituire un buon motivo per dividere in buoni e cattivi gli italiani. La conversione, spero solo letteraria, di Buttafuoco all’Islam non è un serio motivo per discriminarlo. L’identità è qualcosa di più serio della ricerca di visibilità da parte di un partito stretto fra la concorrenza leghista e l’Opa lanciata dai “quarantenni” sul tesoretto di Alleanza Nazionale.

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Enrico Nistri

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