Estat&Racconti. L’amore (poco romantico) al tempo di Facebook

fa7e4cb00ad451f144deb1bf2cd89772_XL“Non ci sono più gli uomini di una volta, nessuno ti sa più corteggiare”.

Quante volte abbiamo sentito le donne pronunciare questa frase, un po’ con la malizia di chi vuole provocare (del tipo, vediamo adesso come reagisci) un po’ con l’atteggiamento disincantato di chi ormai non ci crede più? E a me non resta che dar loro ragione. Forse tra gli incredibili cambiamenti che gli ultimi decenni ci hanno riservato, quelli nei rapporti uomo-donna sono davvero i più sconvolgenti.

Una volta c’erano le cabine del telefono, gli uomini a militare facevano la fila per chiamare le loro amate. E poi il telefono fisso, la mamma che ti diceva: “Ha chiamato Caterina! Ma, toglimi una curiosità, chi è questa Caterina?” E tu che diventavi rosso ed esclamavi con tutta l’incazzatura dell’adolescente che arranca per costruirsi i suoi primi spazi di autonomia: “E’ solo un’amica! Perché,  che cosa te ne frega?”

Una volta alle ragazze si chiedeva di uscire così, dicendolo loro in faccia. “Hai programmi per domani sera?” In un attimo passavano loro per la testa mille pensieri, il cuore iniziava a palpitare e subito dovevano rispondere qualcosa. La magia di essere autentici non poteva aspettare. E lì le gote morbide dei primi vent’anni si tingevano di rosso vermiglio, gli occhi si abbassavano e la voce tentennava per esclamare poi un po’ goffamente: ”Ehmm…domani sera…domani seraaa…domani sera viene Cecilia a cena da me!” E tu capivi che non era vero ma era bello così.

Poi è arrivata l’era di internet, di feisbuk, twitter e degli smartfon ma prima ancora dei cellulari, degli squilli e degli sms. Non si diceva già più: “Sai ieri mi sei venuto in mente quando stavo studiando matematica.” No, si facevano gli squilli. Già si stava perdendo la capacità di comunicare. E poi feisbuk, il principale strumento che l’uomo cagasotto di oggi usa per conquistare. Aggiunge la tipa, va di messaggio, se la lavora un po’ e poi, al momento giusto, da vero rapace attacca: “Domani sera che fai?” E dall’altra parte della rete il silenzio. La conversazione si blocca improvvisamente. Nel frattempo la ragazza si è confrontata con l’amica del cuore con cui ha sviscerato tutti i perché e i percome della faccenda. “Ma no dai, non dirgli subito di sì la prima volta!” – suggerisce l’amica da abile stratega. E solo dopo un’attenta e lunga disamina al minuto 47 arriva la fatidica risposta. “Per il momento non ho ancora impegni, anche se credo che finirò un po’ tardi domani sera…” Ormai non c’è neanche più la paranoia del “E se il messaggio non le fosse arrivato?” Oggi il telegrafico “visualizzato alle ore 17.47” ci dà una fredda conferma che l’informazione ha raggiunto il destinatario. Non ci sono piani diabolici o complotti massonici a prendere il sopravvento. Anche il più diffidente tra gli improbabili seduttori odierni deve arrendersi all’evidenza: la preda ha letto il messaggio. Ora non resta che aspettare la sua mossa.

Il maschio cagasotto (che nel frattempo ha scritto ad altre 4 o 5 tipe) vede magicamente comparire un numerino scritto in rosso sul monitor del suo pc dove, allineati fianco a fianco, compaiono i nomi delle sue potenziali prede quasi come trofei pronti ad essere alzati al cielo. Compiaciuto della risposta avanza un ”Beh, se ti va, domani sera andiamo a bere qualcosa?” Il tutto ovviamente condito con un emoticon appositamente scelto, c’è chi va di faccina sorridente e chi invece preferisce il visino ammiccante. E poi tra punti esclamativi e puntini di sospensione (ebbene sì, nell’era di feisbuk ci si emoziona così) la rapida pantomima volge al termine. L’appuntamento è fissato: domani sera alle ore 21. E lì finalmente non ci si può più nascondere, il momento dell’incontro reale è arrivato.

Ma quanto durerà ancora tutto ciò? Quanto ci vorrà prima che l’emozione vibrante dell’incontrarsi sarà completamente soppiantata dalla fredda e impalpabile complicità di due monitor lontani?

Care donne – mi rivolgo a voi – non prendetevela se non sappiamo più corteggiarvi. In fondo, anche noi, siamo figli dei tempi. Una volta dovevamo venire da voi, arrossire come papaveri, sentire dei fiotti di calore alternati a brividi di freddo, dovevamo affrontare il rifiuto come un valoroso soldato affronta il suo nemico in battaglia. Viso a viso, guardandovi negli occhi. Non c’era lo schermo a coprirci. Ora abbiamo assunto volti di monitor, voci di link scritti da chissà chi e godiamo di un livello di autostima direttamente proporzionale al numero di “mi piace” che le nostre foto o i nostri post possono vantare. Prima dovevamo avere il coraggio di venire a conoscervi, quando nemmeno sapevate chi fossimo. Ci toccava presentarci come degli idioti, dire qualcosa di carino o di brillante o forse di incredibilmente stupido. Adesso ci si imputtana di alcool e di mille altre porcherie prima di avere il coraggio di fare una cosa simile. Ora si invia la richiesta di amicizia, se poi viene accettata la si lascia lì ad ammuffire in attesa di vedere chi metterà il primo “mi piace”, chi romperà il ghiaccio con quel fottutissimo pollice in su. E poi si comincerà a parlare in chat. Si butterà lì magari un “ciao” come se fosse un’esca messa apposta per vedere se qualcosa abbocca.

L’imperativo per l’uomo di oggi (e non solo per l’uomo!) – care donne – non è quello di diventare un buon corteggiatore ma di restare umano. C’è chi trema per l’incombente minaccia dell’Islam, io – da romantico luddista post-litteram – pavento in primis quella della tecnologia. Essa si è impossessata di noi e nemmeno le “cose dell’amore” hanno potuto sfuggirvi.

Un illustre psicoanalista italiano, Umberto Galimberti, in Psiche e Techné così scrive: “Il problema è: non cosa possiamo fare noi con gli strumenti tecnici che abbiamo ideato, ma che cosa la tecnica può fare di noi”. Ci distruggerà, ci annienterà, mangeremo online, cagheremo online, scoperemo online, moriremo alle 17.37 dopo aver lasciato un post alle 17.22 che reciterà: “Manca poco ormai non ho più le forze”. E qualche stronzo, non si sa bene né come né perché, riuscirà anche a mettere un “mi piace”.

Sì, manca poco. Cazzo se manca poco.

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Matteo Limiti

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