Sicilia/1. Il fallimento di Crocetta è quello del Pd e delle sue ambiguità

Il governatore (o ex?) Crocetta
Il governatore (o ex?) Crocetta

Ci sono mille motivi per volere le dimissioni di Crocetta. Oltre, e va da sé, a quel silenzio davanti alle sparate (oggettivamente vergognose) di un medico sin troppo smanioso di potere e di confidenze con chi comanda. I cattolici lo sanno: anche le omissioni sono peccato. E il presidente cattolico lo è di sicuro. Proprio in queste ore, nel momento più basso della sua parentesi al vertice della Regione Sicilia, si è affidato – dicono i media – alla Vergine, la sine macula della tradizione cristiana. Senza mischiare il sacro con il profano, sta a lui, ora, decidere se mandare l’Isola per la terza volta consecutiva al voto anticipato, mettendo fine ad un esperienza ricolma di gaffe e uscite imbarazzanti anche per i stomaci più forti.

Certo, ci sono troppi se, troppi ma, e qualche – forse fisiologica – retromarcia nel “Caso Tutino”. E non solo connessi alla smentite della Procura di Palermo e alle ribattute de l’Espresso. Se a qualcuno serviva un pretesto per dare una spallata a Saretto, al crocettismo e ai suoi discutibili compagni di strada, ieri l’ha avuta. Un’occasione fin troppo ghiotta per Matteo Renzi, il delfino Davide Faraone (già pronto per succedergli alla presidenza della Regione), e buona parte del Pd isolano.

In altri tempi lo avrebbero difeso contro ogni evidenza. Ma non ora. Parliamo sempre di quello stesso partito che a conti fatti è al governo della Sicilia da fin troppo tempo, prima con (udite, udite) Raffaele Lombardo e poi con l’ex sindaco di Gela. Due stagioni all’insegna dell’ambiguità, sia chiaro, dove i dem hanno vissuto con un opportunismo non privo di sensi di colpa l’onere del governo. Insomma, se Crocetta è – a quanto pare – prossimo al capolinea, i suoi fallimenti hanno una duplice responsabilità: la sua e quella di una compagine che delle sofisticherie, in terra di Sicilia, ne ha fatto un metodo d’inconcludenza.

Chi paga? I siciliani. E  nello specifico gli utenti della sanità, le mamme No Muos e quei tanti pendolari costretti a patire i disastri di una regione letteralmente divisa in due (non è solo questione di infrastrutture, sic!). E il centrodestra? Si faccia avanti, se l’unica invettiva è il #CrocExit…  Sveglia! Da sinistra ci stanno già pensando a completare l’opera. Intanto il Cinque Stelle è pronto a sferrare il colpaccio dei colpacci: l’elezione di un “cittadino” a Palazzo d’Orleans. In fondo, con un sistema elettorale che non prevede ballottaggio, chiunque può aspirare a una presidenza che negli ultimi anni è risultata fatale al vincitore.

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Fernando Massimo Adonia

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