Il ballottaggio ha riservato delle sorprese amarissime al Partito democratico che perde, nientemeno, che Venezia e incassa una debacle storica e clamorosa ad Arezzo, nel cuore del renzismo a casa della ministra Boschi. Va malissimo, per il Pd, anche a Matera, Chieti e Rovigo. Unica rivincita a Mantova.
Sia ad Arezzo che a Venezia la vittoria è arrivata grazie all’unione di sigle e partiti del centrodestra. Che nel centro toscano rimontano quasi dieci punti al Pd. A Venezia, invece, la questione sembra diversa. Luigi Brugnaro – che scavalca in rimontissima il magistrato Felice Casson – s’è presentato con Fi e Ncd mentre i candidati di Lega Nord e Fratelli d’Italia sono rimasti fuori dal ballottaggio.
A Venezia Brugnaro ha preso quasi settemila voti in più di Casson, attestandosi al 54% contro il 46% dell’avversario. Ad Arezzo Alessandro Ghirelli l’ha spuntata per duecento – pesantissime – preferenze su Matteo Bracciali che rispetto al primo turno ha perso circa novecento voti. A Chieti Luigi Di Primio stacca di dieci punti l’avversario Luigi Febo, 55% a 45%. Suppergiù lo stesso risultato a Matera dove l’esponente del centrodestra De Ruggieri ha staccato il rivale Pd Adduce. A Rovigo è finita 60-40 per il candidato del centrodestra Bergamin contro la Romeo e a Mantova il centrosinistra si risolleva con l’affermazione di Mattia Palazzi su Paola Bulbarelli.
Si tratta di sconfitte brucianti per i democratici al tempo della rottamazione (o pseudo tale). In primo luogo perchè si capovolgono tutte quelle regole non scritte – eppure sempre rispettate – della politica italiana. E cioè che la sinistra in Toscana vince sempre e che Venezia è un baluardo progressista nel Nord Est. E c’è di più, perchè a quanto pare ad andare al mare sono stati (stavolta) anche tantissimi elettori di centrosinistra. Un’eresia a pensarla sono cinque anni fa. Matteo Renzi scopre che la luna di miele con gli italiani è finita. E ora deve davvero cambiare qualcosa.
