L’abbecedario. La settimana politica tra inciucio, “scuse” dei grillini e super flop di Terzi

terziGiovane (di lungo corso). Così Pier Luigi Bersani ha ribattezzato il nuovo capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza. Il “giovane di lungo corso” ha trentaquattro anni, lucano, e un’esperienza tutta di “segreteria” che l’ha portato dalla piccola provincia meridionale ai vertici del partito di largo Nazareno. Tutt’altro che un neofita della politica, come ammette lo stesso segretario rivendicando però – carta d’identità di Speranza in mano – che almeno l’anagrafe certifica ch’esso è più giovane dei capigruppo del Movimento 5 Stelle. Che (Terza) Repubblica.

Inciucio. Bersani, almeno su questo, è stato chiaro: “Con il Pdl mai”. Lo spauracchio dell’inciucio – paventato dai soliti retroscenisti – è così scongiurato. Il segretario del Pd, incaricato da Napolitano di verificare una maggioranza in Parlamento, può andare così incontro alla sorte nella speranza di portare con sé il “dream team” (si parla di Saviano, Gabanelli, Farinetti e chi più ne ha ne metta) a palazzo Chigi assieme ai grillini compiacenti. “Certo, lui può andare dove vuole”, fanno sapere a Barbadillo fonti del Colle. Mimando il gesto dell’ombrello.

Piazza. L’ha ribattezzata “Piazza del Popolo della libertà”. Silvio Berlusconi è riuscito – in tempi di disaffezione – a riempire quella che fu la piazza storica della destra italiana, di Almirante prima e di Fini poi. I maligni però hanno parlato di comparse pagate, di manichini, di ologrammi, per fare numero. Mancavano solo i nani e le ballerine, ironizza qualcuno. «No, no. C’erano pure quelli…» si affrettano a precisare da via dell’Umiltà…

Scusa. “Scusi presidente Napolitano se l’ho definita un mezzo addormentato”. “Scusate giornalisti perché vi ho definito delle merde. “Scusate se ho mangiato nel ristorante extralusso della Camera”. “Scusa Beppe se abbiamo votato il presidente del Senato seguendo la nostra coscienza”. “Scusi, sono un senatore, sa per caso dov’è il Senato?” La prima settimana in Parlamento dei “grillini” è stata all’insegna della scuse. In tanti si chiedono però quando diavolo intendano iniziare a lavorare. Invece di ammantare scuse.

Sfida. Piero Grasso contro Marco Travaglio per le accuse di quest’ultimo nei confronti del neopresidente di palazzo Madama. Michele Santoro contro Piero Grasso perché quest’ultimo non vuole aspettare sette giorni per il confronto con Travaglio. Corrado Formigli contro Marco Travaglio perché quest’ultimo non accetta il confronto in uno studio dove non c’è Michele. Marco Travaglio contro Corrado Formigli con il primo che accusa il secondo di essersi messo d’accordo con Piero Grasso e Paolo Ruffini (direttore di rete). Non c’è che dire: quella di La 7 è proprio una squadra affiatata. Ops, affilata.

Terzi (di Santagata) Giulio. Impalpabile, per utilizzare un eufemismo, la sua posizione sul caso marò. Sconsiderata, poi, la sua decisione, senza consultare Napolitano e Monti, di trattenere i due soldati in Italia, salvo poi doversi rimangiare tutto rispedendoli in India. Per il resto si è dimostrato più che altro il ministro degli interessi degli Esteri. Quindi vada fuori che è meglio.

Antonio Rapisarda

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