Il nuovo imperialismo cinese passa dal cinema. Con “The flowers of war” a Berlino

Se Sarkò prova a ridare fiato ai tromboni della ‘grandeur’ francese bombardando la Libia e se Obama è costretto a valutare un nuovo impegno militare americano nello scacchiere mediorentale, è la Cina ad affermare ogni giorno sempre con maggiore intensità la sua aspirazione imperiale. Queste dinamiche geopolitiche trovano corrispondenza nell’industria cinematografica e così Zhang Yimou ha presentato al festival di Berlino il film “The flowers of love”, prendendo spunto dall’invasione di Nanchino da parte dei giapponesi, ufficialmente “per rendere la percezione di noi cinesi di quell’evento,  reinterpretandola in chiave moderna”.

La storia: Christian Bale è John Miller, un americano nella Cattedrale di Winchester, dove un gruppo di studentesse e delle prostitute si sono nascoste per scappare all’invasore. Aveva ben altre intenzioni, ma poi cambia programma… Quando i giapponesi attaccano il palazzo, Miller decide allora di difendere le donne e farsi loro protettore.

Ogni governo che si rispetti ha un video-narratore di fiducia e così Yimou rileggendo con la sua arte assoluta una pagina dolorosa della storia cinese tratteggia a tinte fosche gli aggressori nipponici e contribuisce considerevolmente a rafforzare nell’immaginario occidentale il progetto neoimperiale cinese.

Barbadillo

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