Il caso. La Francia sbattezza i suoi comuni: intolleranza laicista?

minutePurtroppo non è uno scherzo. Benché sia stata “postata”, sul sito del settimanale “Minute” (www.minute-hebdo.fr/), il 1° di aprile, la notizia è tutt’altro che il classico “pesce” di stagione.

Nessuna smentita e più di qualche conferma al riguardo: per iniziativa del gruppo transalpino “Laicité et République moderne” , capitanato dal deputato socialista Yann Galut e dalla senatrice ecologista Esther Bernbassa, è stato recapitato al premier socialista Manuel Valls un rapporto/denuncia(“Rivedere la toponimia della Francia alla luce del vivre-ensemble”) con cui viene chiesta l’eliminazione di ogni riferimento alla tradizione cristiana dai nomi di circa cinquemila Comuni francesi.

In buona sostanza, per i laicissimi figli del giacobinismo si tratterebbe di “sbattezzare” tutti quei paesi che richiamano nel nome la cultura di un’identità millenaria e cristiana. A farne le spese – secondo “Minute” – “3927 città che iniziano con “San”(10,7% dei comuni francesi). Il santo più popolare è Saint-Martin (222 comuni), seguito da San Giovanni (170 comuni) e San Pietro (155 comuni). 471 altre città hanno la parola “santo” nel loro nome. 334 le città che iniziano con “Santo” (0,9% dei comuni francesi), tra cui Saintes. Il santo più popolare è Santa Maria (40 comuni, tra cui Saintes-Maries-de-la-Mer), seguita da Sainte-Colombe (27 comuni) e Santa Croce (25 comuni). 62 le altre città che hanno la parola “santo” nel loro nome”.

Le ragioni di questa iniziativa ? Ovviamente la … tolleranza del “vivere insieme”, giustificata – si legge a pag. 27del corposo “rapporto” – dal fatto che : “Una crescente porzione della popolazione di origine musulmana è colpita da nomi della toponomastica che sono manifestazioni di un tempo arcaico, quando l’identità della Francia, lontano da assumere i tratti della pluralità, si definiva esclusivamente sotto il

segno di un cristianesimo trionfante e totalitario”.

Siamo all’”apartheid territoriale, sociale, etnica” alla rovescia. Un po’ come, in forma non sistematica, è accaduto per il tentativo di “epurazione” dei crocefissi dai luoghi pubblici e per la proibizione dei presepi.

Uno “scherzetto” che costerebbe alle casse francesi 3,4 miliardi di Euro, tra spese dirette ed indirette. Del resto la libertè e l’egalitè hanno – da sempre – i loro costi. Un tempo li si regolava a colpi di ghigliottina. Per ora ci si limita a qualche capitolo di spesa e alle ben più subdole ed aggressive campagne in nome del pluralismo culturale, che – guarda caso – riguarda sempre gli “altri”, interessa sempre le sensibilità altrui, fa i conti con le identità di chi in Francia e più in generale in Europa arriva da fuori, piuttosto che con le preesistenti tradizioni e sensibilità. Poi magari si passerà a maniere e a metodi più spicci.

Sempre nel nome del nuovo vivre-ensemble naturalmente.

@barbadilloit

Mario Bozzi Sentieri

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