L’intervista. Meloni: “Rafforzare il blocco sovranista. Su Passera pesa il caso marò”

meloniLa manifestazione sovranista di Venezia, le assonanze-dissonanze con Salvini, le alleanze degli antirenziani, la distanza da Passera e le beghe con la “generazione Fiuggi”: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha discusso di questi e altri temi con Barbadillo.it indicando le prossime mosse della movimento di destra e gli orizzonti dell’area sovranista italiana.

Onorevole Giorgia Meloni, il quadro politico è in rapida evoluzione. Dalla manifestazione di Roma a quella di Venezia, domani, che indicazioni possono giungere per il consolidamento dell’area nazional-sovranista?

Fratelli d’Italia è in campo per rafforzare questo blocco, per dare voce a quella parte d’Italia che non si è arresa al renzismo e non si è fatta comprare con gli 80 euro. Lo ribadiremo a gran voce domani, sabato 7 marzo, a Venezia e con noi ci saranno partite Iva, imprenditori, precari, esodati, agricoltori, pescatori, rappresentanti del mondo sindacale, del comparto sicurezza. Tutti quelli che una sinistra amica della Merkel e dei poteri forti bastona quotidianamente. A tutti loro diciamo #difendiamoci!

L’alleanza con Matteo Salvini. Al di là dei comizi, del voto per il Quirinale e della sintonia con Marine Le Pen, come verrà trasferita e concretizzata sulle schede elettorali alle prossime regionali?

Gli elementi di vicinanza sono evidenti, naturalmente non sono venuti meno elementi di distinzione: sentivo sabato Matteo parlare di “Italie” e di “difesa dei nostri”.. Insomma, forse non sono ancora maturi i tempi per sentirgli dire “l’Italia” e “gli italiani”: a sopperire a questo vuoto continueremo a pensarci noi.

Per le alleanze alle regionali sono giorni decisivi: la Lega ha proposto suoi buoni candidati non soltanto in Veneto, dove logica e risultati ci portano a sostenere la riconferma di Luca Zaia, ma anche in Liguria e in Toscana.

In quest’ultima regione noi abbiamo in campo da mesi Giovanni Donzelli, nostro ottimo capogruppo e fiero oppositore del governatore Rossi. Offriamo la sua candidatura non soltanto alla Lega ma a chiunque altro, da Forza Italia alle liste civiche, voglia credere con noi che cambiare è possibile anche in Toscana.

I confini del centrodestra: con Forza Italia in ebollizione e il Ncd in maggioranza con

Dalla pagina della Lega Nord su Fb

Renzi, è necessario identificare un nuovo perimetro della coalizione. Quali i paletti? Fitto, Tosi, Passera saranno compagni di strada nella riaggregazione di un’area di centrodestra che abbia un respiro e una aspirazione di governo?

Penso innanzitutto che ciò che è stato non si possa riproporre uguale a se stesso: il vecchio centrodestra è morto. Bisogna sforzarsi di costruire un’aggregazione che stia in piedi sui temi e sui contenuti, sulla coerenza dei comportamenti, sulla voglia di selezionare la classe dirigente con criteri di partecipazione e merito. Questi paletti già oggi portano ad escludere alleanze a livello nazionale con chi condivide responsabilità di governo con Renzi.

Forse a differenza di Salvini io penso che non sia soltanto importante rafforzare il mio partito ma rendere competitivo e credibile un blocco anti-Renzi. Va bene l’invettiva ma serve l’alternativa, va bene la protesta ma serve la proposta.

Quanto a Fitto, molti dei temi che lui pone oggi in Forza Italia li ponemmo io e Guido Crosetto nell’allora PdL e fummo costretti a levare le tende per l’assoluta indisponibilità all’ascolto. Mi auguro gli vada diversamente.

Flavio Tosi è un ottimo sindaco di Verona, ha ragione a preoccuparsi di costruire un’alternativa di governo a Renzi. Poi nella querelle con Zaia e Salvini non voglio infilarmi, già per me è difficile raccapezzarmi con le loro discussioni perché chiamano “nazionali” organi che noi antichi patrioti ci ostiniamo a chiamare “regionali” (ride, ndr).

Su Passera invece sono più dura: poteva essere la punta di diamante del pessimo governo Monti ed è stato deludente. E soprattutto su di lui pesa l’enorme responsabilità sul caso Maró. Credo che gli elettori non sentissero la mancanza del suo partito.

La via italiana alla riaffermazione della sovranità su moneta, terra e mezzi di produzione non può ricalcare solo la via lepenista di Marine. Quali sono gli elementi comuni con il Fn e quali le necessarie distinzioni legate alla narrazione italiana?

Anch’io come Marine Le Pen credo che oggi il confine destra/sinistra si realizzi nel conflitto tra produttori e parassiti, tra piccolo e grande, tra basso e alto, tra lavoro e finanza. E su questo c’è un’evidente terreno di incontro con Salvini.

Ma abbiamo anche idee diverse, penso al caso immigrazione. Noi come Marine Le Pen diciamo no all’ideologia immigrazionista ma, al contrario suo, riteniamo che ripristinare Schengen alle frontiere interne vada contro l’interesse nazionale italiano fino a quando non verrà modificato l’accordo di Dublino per un’equa ridistribuzione dei profughi. Equivarrebbe in pratica a certificare che non solo dobbiamo soccorrerli e accoglierli tutti ma che dovremmo tenerceli in casa per sempre.

Generazione Fiuggi contro generazione Atreju. Fuori dalle polemiche e oltre gli attacchi ingenerosi che giungono da Gianfranco Fini, la prima dimostrazione di buon senso non passerebbe dal rimettere in movimento risorse e energie della Fondazione An?

Anche in questo caso penso che il vecchio non possa tornare. Non ho un conflitto con la “generazione Fiuggi”, anzi poco più di un anno fa ho chiesto il simbolo di An impegnandomi a garantire una continuità con quei valori ma anche impegnando Fratelli d’Italia a rinunciare a qualsiasi pretesa sul patrimonio. Non ho cambiato idea: la Fondazione An faccia la fondazione, magari realizzando un centro studi che possa supportare l’azione politica, parlamentare ed amministrativa di tutti coloro che vi si riconoscono.

Pensare di utilizzare la Fondazione An o suoi organismi, frutto in gran parte di cooptazioni, per forzare processi politici, lo trovo sbagliato e inefficace. Fratelli d’Italia è l’unica destra nazionale oggi in campo e qualsiasi progetto di evoluzione, allargamento, crescita non potrà che partire dal nostro impulso.

Quanto alla generazione Atreju sta dando un contributo importante, che immaginavo anche più incisivo se fossero entrati in FdI amici con cui ho personalmente condiviso molti anni di militanza ma che alla fine hanno preferito l’attendismo e in qualche caso la poltrona e ora si ritrovano spesso ospiti sgraditi in altri partiti. Le porte sono sempre aperte ma il tempo dei tatticismi sta per scadere.

Ultima domanda: dopo aver mancato il quorum alle europee per una manciata di voti, Fdi è di nuovo in crescita, mentre il suo consenso personale è costantemente tra quelli dei leader italiani più amati. Lo sforzo per ri-aggregare un soggetto sovranista che abbia percentuali a due cifre dove deve essere diretto?

I dati di gradimento personale fanno sempre piacere ma non soffro di quella sindrome per cui il partito sarebbe una zavorra di cui liberarmi presto per poter scalare chissà quali vette. Ci siamo già passati e abbiamo visto dove ci ha portato. So che la voce della destra italiana sarà tanto più forte quanto più crescerà Fratelli d’Italia. E questo vogliamo farlo aggregando a 360 gradi. Ad esempio, in previsione della manifestazione di sabato a Venezia, stiamo lanciando un appello alle tantissime liste civiche alternative alla sinistra che non hanno più trovato casa nel centrodestra classico. E la stessa apertura offriremo nelle nostre liste alle regionali e alle amministrative: almeno il 30% delle candidature sarà a disposizione di chi non viene da esperienze di partito ma condivide la nostra visione del mondo.

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