L’intervista. Isabella Rauti: “Le basi di Prima l’Italia? Identità e sovranità”

rauti-2L’obiettivo dichiarato è quello di riaggregare la destra, l’obiettivo “inammissibile” è quello di replicare, in Italia, il successo del Front National di Marine Le Pen. Successo, beninteso, che passa attraverso idee e modelli organizzativi. Isabella Rauti (che come Marine è “figlia d’arte”) lancia la sfida di “Prima l’Italia” che, a pochi anni dalla fondazione, punta a contribuire alla riaggregazione destra italiana. In agenda, subito dopo la lettera-appello, c’è già il primo appuntamento: domenica 8 febbraio alle 10 e 30 al Cinema Adriano in piazza Cavour a Roma.

Che cos’è Prima l’Italia?

Prima l’Italia è un movimento che vuole essere laboratorio politico-culturale di destra sociale e identitaria all’interno del centrodestra. Esiste già da due anni durante i quali tantissime iniziative sono state già organizzate, dalle manifestazioni per la liberazione dei nostri due fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre fino ai seminari di Orvieto.

Il movimento è nato nel 2013. A quasi due anni dalla sua fondazione, sono cambiate le priorità alla luce dell’attuale quadro politico-economico italiano e internazionale?

No, anzi. Si sono rafforzate. Le priorità, oggi, restano quelle inerenti  l’immigrazione , le criticità interne all’Eurozona connesse alle sempre più insopportabili ingerenze della Germania,  il tema del lavoro che va analizzato e risolto  a trecentosessantagradi: dall’ambito delle politiche dell’occupazione fino alle possibilità economiche e di sviluppo del nostro Paese.

E dal punto di vista squisitamente politico e interno, quali sono gli obiettivi?

In questo momento ciò che va rafforzandosi è la necessità di unirsi per sfidare Renzi. Dobbiamo, però, capire quali saranno gli effetti della legge elettorale che questo Parlamento intende approvare in via definitiva. Occorre capire bene se, e in che termini, quale impatto avrà l’Italicum sul quadro politico e come affrontare, per diretta conseguenza, il tema delle alleanze. E rispetto proprio a questo tema c’è sempre da tener presente e aperta la possibilità di una grande intesa aperta a tutte le anime di destra e di centrodestra che sia finalizzata a battere Matteo Renzi. La Possibilità di una vasta alleanza richiederebbe però  un profondo  rinnovamento del centrodestra . Per noi  la priorità generale è quella dell’aggregazione, anzi della riaggregazione, per costruire una destra italiana fortemente identitaria.

Quali scenari appaiono plausibili, considerando pure che la Lega sta puntando decisamente ad assumere un ruolo guida anche nell’area che una volta si riconosceva nella destra italiana?

Con la Lega esistono tutti i presupposti per il dialogo  – e Fratelli d’Italia lo sta facendo – perchè la Lega sostiene cose di destra pur non avendo una storia di destra. Mentre noi, sì! Al momento, non si può prevedere se la nuova legge elettorale favorirà la creazione di quel Fronte Nazionale fortemente identitario che auspichiamo ma è probabile.Tuttavia, ripeto, il dialogo che si basa su elementi comuni quali la battaglia all’euroburocrazia e l’allarme migratorio, deve restare aperto. Ciò non toglie che rimangano molti elementi di differenziazione tra la destra  e la Lega. Mi riferisco ai temi dell’unità nazionale, della centralità dello Stato e della restituzione, al Mezzogiorno, di un ruolo centrale  rispetto alla vocazione mediterranea del Paese e alla difesa dei valori tradizionali che non riteniamo negoziabili. Il dialogo è ovviamente auspicabile e perseguibile ma il nostro obiettivo principale, in questa fase,  resta quello di riaggregare tutte le anime della destra che sono disperse dopo lo scioglimento di Alleanza Nazionale e le tante diaspore.

In alcune interviste è stato sottolineato il legame forte con le radici missine. Il Msi, però, aveva in sè tantissime anime, fascinazioni e culture: tutto un mondo, dai monarchici fino ai liberalnazionali. Quel modello politico potrebbe, oggi, prestarsi a fungere anche da modello organizzativo?

Le radici storiche di tutti noi affondano idealmente nel 1946, anni della fondazione del Movimento sociale italiano. Ricordiamoci, però, che la storia della destra è pre-esistente alla seconda guerra mondiale e, come diceva Prezzolini, esistono tante destre. Si parla, e noi lo facciamo, di destra plurale. Prima l’Italia promuove un percorso aperto alla “destra plurale ” finalizzato al confronto e alla condivisione e rivolto a tutte le anime della destra italiana. A mio avviso c’è, però, forte il bisogno di una destra sociale, fortemente identitaria. Una destra che, adesso, in Italia ancora non riesce ad essere compiutamente rappresentativa e ad intercettare tutto il potenziale consenso di destra; insomma , ci si dovrebbe richiamare di più al modello del Front National di Marine Le Pen.

E qual è la formula magica della Le Pen?

Marine Le Pen ha svecchiato la forma tradizionale del Front National, superando le vecchie idee del padre e lanciando idee forti con un linguaggio semplice che viene inteso anche dagli elettori di sinistra, secondo la logica del basso contro l’altro, del popolo che combatte contro gli interessi e la cultura del Palazzo. Grazie anche a questa rivoluzione, il Fn e il Rassemblement Blue Marine sono riusciti a sfondare nelle periferie e in aree storicamente appannaggio della sinistra. Si tratta di un fatto estremamente importante e decisivo che promette  di farle vincere la corsa elettorale all’Eliseo. la strategia di aggregazione messa in atto da Marine Le Pen non le ha mai impedito di continuare ad affermare le sue idee forti e quello in cui crede. É riuscita a portare gli altri sulle sue posizioni!

Qualche osservatore paragona l’evoluzione lepenista alla svolta di Fiuggi e ad Alleanza Nazionale…

Ci sono delle similitudini nella capacità di apertura e di superamento delle nostalgie del passato, ma in Alleanza Nazionale c’era troppa sudditanza rispetto al pensiero politicamente corretto.  Quella di An è stata un’esperienza articolata e complessa, da analizzare e capire bene soprattutto adesso, a pochi giorni dal Ventennale della sua fondazione che ci spinge ad avviare una riflessione. Inizialmente io non ho aderito a quel progetto ma devo riconoscere ad Alleanza Nazionale la capacità indiscutibile di aver unito la destra e di averla portata al Governo del Paese. In seguito, purtroppo,  la fusione a freddo di An con Forza Italia si è rivelata inefficace e perdente. Il Pdl ha finito per lasciar diluire idee e concetti, liquidando  le identità e le differenze, appiattendo tutto sul “berlusconismo” e la sua forza di attrazione si è indebolita.

Solo questo ha decretato l’implosione Pdl?

Non solo questo ma è evidente che il berlusconismo ha finito per prevalere su tutto. Oggi ritengo che l’eredità ideale è politica di Alleanza Nazionale sia preziosa e che possa rappresentare una base importante dalla quale poter ripartire nel processo di riaggregazione. L’ esperienza politica di An rappresenta un tassello fondamentale di quella area di destra che vogliamo  ricomporre.

Alla destra di governo è sempre stata imputata una certa sciatteria nei confronti della sua stessa cultura, o meglio, degli interpreti del mondo intellettuale della destra e del postfascismo più in generale. E’ stato un errore, se sì, in che modo si dovrà riparare?

Provengo da un’area che già nel Msi privilegiava e ha sempre privilegiato l’analisi e l’elaborazione politico-culturale della realtà. Mio padre è stato anche un intellettuale ed uno scrittore oltre che un politico. Non condivido coloro che sostengono la scarsa una produzione culturale e intellettuale a destra né ho mai patito alcun complesso d’inferiorità nei confronti dell’intelligencjia di sinistra. Mi spiace che negli ultimi anni del centrodestra sia prevalsa – e più in generale nel Paese  – la cultura dell’immagine su quella dei contenuti. La superficialità sull’approfondimento e la “separatezza” tra cultura e programma politico. Oggi abbiamo il dovere di investire maggiormente sull’analisi, sull’elaborazione culturale, sulla formazione dei più giovani. Dobbiamo attrezzarci per poter affrontare al meglio anche quella rivoluzione e quella sfida che è rappresentata oggi dalle frontiere del web, portandoci dietro il nostro bagaglio culturale.

L’investimento culturale presuppone anche un forte impegno sul campo valoriale…

Un’altra delle sfide da vincere è quella dell’etica. Occorre riportare l’onestà tra i banchi della politica. Non è un caso che il Movimento sociale cominciò a riscuotere migliori  successi proprio negli anni ’90 quando risultò essere l’unico partito estraneo, completamente, alla vicenda Mani Pulite…

Chi vorrà approfondire l’agenda di Prima l’Italia potrà incontrarvi direttamente l’8 febbraio al cinema Adriano a Roma. Intanto, al limite del telegrafico: a favore o contro l’euro?

Esiste la necessità  di mettere in discussione il sistema economico basato sull’Euro. Noi riteniamo fondamentale riaffermare i principi di sovranità nazionale e monetaria. “Prima l’Italia” ritiene possibile e necessario il superamento della moneta unica e su questo tema abbiamo da tempo aperto un dibattito  serissimo. L’insofferenza all’attuale sistema è qualcosa che va diffondendosi fortemente in tutta l’Eurozona e se in Italia, inizialmente, L’uscita dalla moneta unica rappresentava quasi un tema tabù affrontato solo da pochi – tra cui noi -, oggi è uno dei punti di dibattito più accesi e discussi non soltanto tra gruppi e partiti politici ma in tutta la società. Basti pensare all’ ultimo rapporto Eurispes che restituisce una fotografia impietosa: due italiani su tre giudicano negativamente l’euro e sostengono che l’Italia non sia più competitiva a causa delle politiche imposte dall’Eurogermania della signora Merkel.

Cosa volete fare per rilanciare economia e lavoro?

Per rilanciare l’occupazione e la produzione, occorre ridurre il costo del lavoro, sostenete le piccole e medie imprese e le partite iva,  diminuendo la tassazione per incentivare la ripresa economica nazionale, investendo maggiormente  sul Made in Italy. Anche in economia per ogni scelta bisogna seguire  il principio “prima l’Italia e prima gli italiani”.

L’Italia deve tornare a svolgere il suo importante ruolo internazionale. Bisogna recuperare  la centralità  e la sovranità nazionale e dare spazio alla nostra proiezione nel Mediterraneo, riaffermando anche in questo contesto la nostra identità e sovranità  nazionale.

E su famiglia e valori?

Esistono battaglie sui valori che non riteniamo negoziabili, come quella a difesa della famiglia tradizionale, respingendo con decisione l’attacco pervasivo dell’ideologia gender che vorrebbe un genitore 1 e un genitore 2 al posto di padre e madre.

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Giovanni Vasso

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