L’intervista. Zacchera:”La politica estera di An e le sinergie con il centrodestra europeo”

Zacchera Fiuggi 1Vent’anni fa nasceva Alleanza Nazionale. “Eravamo riuniti a Fiuggi e – come responsabile del dipartimento organizzazione del Msi-Dn – fui io ad allestire quell’evento e fui nominato segretario generale del congresso. Ricordo i mesi precedenti di lavoro frenico, il montaggio di una grande tensostruttura in un parcheggio, i mille problemi organizzativi per far aprire una località termale in pieno inverno ma alla fine tutto funzionò più o meno per il meglio ed oltre 3.000 delegati votarono in quattro giorni lo scioglimento del nostro partito e la sua confluenza in un nuovo e rinnovato soggetto politico”. A parlare è Marco Zacchera, piemontese, più volte parlamentare di An.

Fu una scelta epocale e con Alleanza Nazionale nacque concretamente una nuova forza che l’anno dopo, alle politiche del 1996, raccolse oltre il 16% dei voti.

“Pochi sanno i tanti retroscena di quell’appuntamento e forse oggi non interessano più a nessuno, ma certo fu un tentativo serio per far nascere una destra rinnovata, democratica, aperta, togliendola dal ghetto in cui era stata rinchiusa per decenni. Ferme dovevano restare, almeno a me sembrava fosse giusto così, e tali per me sono rimaste le motivazioni che ci avevano spinto a far politica nel Movimento sociale italiano quando farlo era bello quanto rischioso, disinteressato e pulito”, ancora Zacchera, che poi venne scelto quale responsabile del Dipartimento Esteri del partito.

Come fu impostata la politica estera di Alleanza Nazionale?

“Dopo il congresso di Fiuggi Alleanza Nazionale ebbe la possibilità – anche grazie ad un progressivo riconoscimento internazionale – di intrattenere rapporti diretti innanzitutto con partiti del centrodestra europeo con i quali iniziò una progressiva serie di contatti sia a livello parlamentare che politico. In quegli anni l’Europa si stava allargando verso Est e in tutti i paesi man mano liberati dalla Cortina di ferro esistevano partiti che a partire dagli anni  ’90 hanno avuto una rappresentanza parlamentare nel proprio paese e spesso si sono poi trovati al governo. Con molti di loro si iniziò un’utile collaborazione. An ha quindi stretto amicizia ed avviato un fitto scambio di delegazioni con il Partito nazionale Slovacco e l’omonimo partito polacco, il Partito democratico Albanese di Berisha, gli emergenti gruppi liberali in Ungheria e Repubblica Ceca. A livello spagnolo rapporti erano stati stretti con il Partito popolare di Aznar e con i diversi raggruppamenti gollisti francesi. Particolare importanza i rapporti con il governo israeliano che nei confronti di An mostrò significative aperture, preludio al viaggio di Gianfranco Fini in Israele. Importanti anche i rapporti con il Partito repubblicano negli Usa. Come responsabile del Dipartimento Esteri del partito fui invitato più volte al congresso dei repubblicani americani ed a partecipare a delegazioni ufficiali in Israele. Nel 1997 fummo invitati anche in visita dal governo della Repubblica Popolare Cinese e in Canada, ospiti in Ontario e nel Quebec”.

Quali figure si sente di considerare importanti per la stessa politica estera di An?

“Particolare attenzione fu posta da Alleanza Nazionale nel seguire le comunità italiane all’estero ed a Mirko Tremaglia si deve la legge con la quale i nostri connazionali – dopo l’istituzione dell’Aire, ovvero l’anagrafe dei residenti all’estero – ricevettero a pieno titolo il diritto di voto per corrispondenza da esercitare nel paese di residenza. Ciò portò dalle elezioni politiche del 2006 all’elezione di 12 deputati e 6 senatori eletti tra i residenti all’estero. Una legge “targata” An fu anche quella dei Comites con l’elezione di comitati presso i più diversi consolati nel mondo. Enzo Trantino fu sottosegretario agli Esteri nel primo governo Berlusconi nel 1994, nel 2001 lo stesso Tremaglia divenne ministro per gli italiani nel mondo e Gianfranco Fini fu nominato ministro degli Esteri nel 2004. Alfredo Mantica ricoprì due volte l’incarico di sottosegretario agli Esteri e la delega alle problematiche degli italiani nel mondo con il governo Berlusconi nel 2008”.

Ritorniamo infine ancora a cosa accadde a Fiuggi…

“Non tutti accettarono la svolta di Fiuggi e non mancarono i dissensi per una scelta che trovavo invece assolutamente giusta e in linea con i tempi. Purtroppo vent’anni anni dopo quell’intuizione si è progressivamente fermata e poi si è dissolta: ci siamo autosciolti per confluire in un Pdl che si è a sua volta dissolto. Peccato, perché se fosse stato effettivamente costruito poteva essere il riferimento costante (come è stato per breve tempo) della maggioranza degli italiani. Oggi, divisa in mille rivoli, la destra italiana appare incapace di trovare un suo percorso comune, non ha grandi leader di riferimento, non sa più in chi e a che cosa credere. Tutti sanno com’è andata e ciascuno ne porta responsabilità, a me resta solo una grande, quotidiana e pesante amarezza e penso alle tante, troppe occasioni sciupate e sfumate …”.

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