Ecco che un altro anno è giunto al termine, e con esso la celebre, oltre che celebrata, trilogia di Ken Follett. Niente di meglio che iniziare il 2015 leggendo “I giorni dell’eternità”, il seguito de “La caduta dei giganti” e de “L’inverno del mondo”, tanto più che l’opera del romanziere britannico ripercorre le vicende del XX secolo, del quale noi che viviamo agli albori del Terzo millennio siamo tutti eredi.
The Century Trilogy, per l’appunto. Attraverso la storia di cinque famiglie d’invenzione disposte nei luoghi più disparati dell’Occidente e attivamente partecipi della storia novecentesca, Follett tesse una mirabile tela nella quale i destini di personaggi e di intere generazioni si intrecciano come i sentieri di un inestricabile labirinto. Tutto ciò all’ombra della storia, delle svolte epocali, dei grandi uomini.
Un intreccio perfetto, dunque, che, unitamente ad una narrazione scorrevole densa d’azione e di colpi di scena, all’abilità dell’autore nel caratterizzare i personaggi e creare tra loro e il lettore una sorta di trait d’union, ha permesso alla trilogia di vendere più di 150 milioni di copie in tutto il mondo. Ma c’è dell’altro, c’è dell’altro che rende l’ultima opera di Follett così fortunata presso il grande pubblico.
Si tratta della positività, della positività che l’autore trasmette ai suoi lettori. Insomma, la sicurezza che “ormai il peggio è passato”, che gli sforzi, le sofferenze e il sangue versato negli ultimi cento anni hanno edificato un mondo eccezionalmente migliore rispetto a quello precedente. The Century Trilogy si presenta come un vero e proprio manifesto dei valori “positivi” dell’Occidente: ne celebra le conquiste e le icone (da Woodrow Wilson a Obama, da Kennedy a Gorbaciov), ne identifica gli avversari… Questi ultimi sono sempre ottusi reazionari o fanatici d’ogni colore, specie umane che, grazie al cielo, sono state finalmente debellate.
Dunque non sorprende che, in un momento di grande crisi culturale, politica, economica, Follett riesca a rassicurare il pubblico rivitalizzando il mito del progresso e ponendosi in perfetta sintonia con lo spirito dei tempi.
Ma la visione ottimista di cui egli si fa latore è destinata a scontrarsi con una realtà molto differente, con un panorama desolante. L’Occidente, o ciò che si intende comunemente come tale, è ricco, prospero, libero. Se la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochi, è pur vero che non viene minato il potere d’acquisto delle masse. Ogni bisogno materiale, vero o presunto, viene concesso. Tutto è comodo, impera il culto della tecnica (anzi, oramai della tecnologia), dell’utile e della semplificazione. Eppure siamo sempre più insoddisfatti, sempre meno sazi, sempre più soli e stanchi. Forse, insieme al mondo che Follett si premura di seppellire, abbiamo perso ben altro. Non sta a noi parlarne qui e oggi. Scrutate dentro di voi, scrutatevi a fondo. E troverete la Terra Desolata nei Giorni dell’Eternità.