“C’è grande confusione sotto il cielo, ma la questione meridionale è sempre di attualità. La dicotomia sud/nord perpetua quella tra dominanti e dominati dell’attuale capitalismo. E così i popoli dei cosiddetti Pigs incarnano la fragile propagine meridionale dell’Europa”: ricorre ad un aforisma di Mao e a una citazione di Gramsci per leggere gli attuali conflitti sociali Diego Fusaro, filosofo studioso di Hegel, Marx e Gentile, ricercatore dell’Università San Raffaele di Milano, intervenuto a Bari nel Levante Film Festival con un seminario sulla mistica del capitalismo (introdotto da Francesco Bellino) nella biblioteca De Gemmis.
Lo studioso torinese partendo da sacro, spiritualità e fedi, scorge una totalitaria ideologia globalitarista: “Il capitalismo – spiega – è come una nuova religione mondiale”. Il paradigma monoteista è solo capovolto: “Abbiamo smesso di credere in Dio, ma non nel mercato”. L’allievo del pensatore Costanzo Preve sottolinea che “le esortazioni ormai tipiche del lessico politico come “Ce lo chiede il mercato o l’Europa” stiano progressivamente acquisendo l’intangibilitità dei dogmi”.
La speculazione filosofica di Fusaro ha una pars destruens e una costruens: “Nuovi idola hanno scalzato la vecchia religione tradizionale. Lo stesso cristianesimo è costantemente sotto attacco. In antitesi rispetto alle previsioni di Fukuyama, si può però tornare a pensare il presente come storia o possibilità”. E come un breviario potenziale di filosofia dell’azione può essere inteso l’ultimo libro di Fusaro, “Il futuro è nostro” (Bompiani): “E’ un saggio metapolitico nel quale presento il manifesto del partito comunitarista: auspico la nascita di una nuova soggettività che si ponga al di là della destra e della sinistra, difenda le comunità e riaffermi il valore della sovranità politica. Questa prospettiva può crescere solo distante dagli attuali partiti, fondandosi sulla libera ricerca di gruppi autonomi e circoli come ‘L’intellettuale dissidente’ “.
Scettico sull’Europa come luogo di formazione delle avanguardie, il pensatore piemontese, in sintonia con il francese Alain de Benoist, auspica “la rifondazione della politica su canoni non novecenteschi, avendo ben presente che gli uomini vengono prima delle merci”. (dal Corriere del Mezzogiorno)