Regionali. In Emilia-Romagna (oltre i leghisti) eletti all’opposizione solo tre ex-An

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Enrico Aimi, Galeazzo Bignami e Tommaso Foti

Sono tre gli eletti nel consiglio regionale dell’Emilia-Romagna dal chiaro curriculum a destra. Si sono formati sotto le insegne della fiamma. Chi in An, chi nel vecchio Msi. Qualcuno ha poi militato perfino nel Fronte della Gioventù. Si tratta dei forzisti Enrico Aimi, modenese e già federale di Alleanza Nazionale, e Galeazzo Bignami, 39 anni, nato a Bologna in una famiglia fascista impegnata da sempre con il Msi e cresciuto nell’organizzazione juniores del partito di via della Scrofa. Il terzo ticket lo stacca invece il piacentino Tommaso Foti, eletto nel partito di Meloni e La Russa. Politico navigato che ha in rubrica anche due elezioni alla camera dei Deputati, nel 2006 per An e nel 2008 per il Pdl. Il passaggio nei Fd’I è del dicembre 2012. Nel febbraio del 2013 rimane fuori da Montecitorio.

LA CRISI DELLA DESTRA

L’area nazionale tampona quindi l’emorragia di voti, rimediando in extremis a una debacle assai imbarazzante anche per un territorio ritenuto roccaforte rossa. Resta alta, quindi, la bandiera di un’area politico-culturale divisa oggi tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega Nord a trazione di un Matteo Salvini che brinda al doppiaggio di Silvio Berlusconi in Regione.

I NUMERI

Galeazzo Bignami, è in assoluto il più votato a Bologna (oltre 9mila voti nel collegio). È lui stesso a fare la conta dal sito personale: «In un partito – scrive – che ottiene 10.371 voti (pari al 9,62%), vengo onorato dalla preferenza di 5.480 persone. 5.480 contro i 4.624 del secondo più votato da dentro un Pd che ha un bacino di voti quadruplo! Che roba! Ciò – spiega Bignami allargando sin da subito il ventaglio degli obiettivi – significa una cosa che, detta oggi, potrebbe apparire folle, ma che affermo con forza e determinazione: a Bologna possiamo vincere. Punto». Il motivo di un risultato così importante è lui stesso a spiegarlo: «Perché abbiamo agito denunciando il degrado della città, i soprusi compiuti contro gli italiani, la mancanza di giustizia sociale del PD, l’abbandono delle persone deboli compiuta dalla sinistra, preoccupata di accogliere ROM e immigrati facendo pagare il conto ai bolognesi».

Insomma, l’assalto alla macchina di Salvini è la cifra mediatica di un tema, quello dell’integrazione, decisivo anche fuori il Carroccio. Il motto di Enrico Aimi era “Prima gli italiani… senza paura!”. Un messaggio rivolto agli elettori, ma anche alla classe dirigente di una Forza Italia sin troppo timida sull’immigrazione. Per lui 2942 voti nel collegio modenese. Gli azzurri restano fermi al 7,8%. Uno dei quozienti meno brillanti dei berluscones tra l’Emilia e la Romagna. «Grazie ai militanti, agli amici, ai tanti che ho avuto modo di incontrare personalmente durante questa difficilissima campagna elettorale», è il saluto lasciato dall’account Facebook.

IN AREA FD’I-AN

Pure Tommaso Foti vince rispolverando temi chiaramente a destra. Uno degli slogan è infatti “Liberi è Sicuri”. Seguito da “Senza Paura”. Insomma, anche per i fratelli il fattore emozionale risulta un ingrediente da non omettere per spuntarla. E che vale l’1,4% nella sola Piacenza. Per lui 2.222 preferenze ad personam. L’altro motto è “La Regione in mani pulite”. I palmi nella foto del manifesto sono bene in evidenza. Il riferimento è all’inchiesta sulle “spese pazze” in Regione che è valsa le dimissioni del presidente Vasco Errani. In un’intervista rilascia a settembre a Libertà, Tommaso Foti aveva dichiarato: «Si rischia di svolgere una campagna elettorale tra un avviso di garanzia ed un altro ai candidati, la qual cosa finirebbe per ulteriormente scoraggiare la partecipazione al voto da parte di un’opinione pubblica legittimamente schifata da un modo d’interpretare la funzione pubblica quanto meno poco edificante». A conti fatti, il dato generale sull’astensione conferma questo timore.

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Fernando Massimo Adonia

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