Politica. Al tavolo da poker: Renzi chip leader, Salvini-Meloni non vanno in all-in con gli assi

Poker-Misconceptions1Finita la stagione delle kermesse tardo estive, la politica torna al tavolo da poker. Una metafora utile per capire i giochi di potere in atto.

Da un lato, Matteo Renzi, indiscusso chip leader: le fiches guadagnate dopo il cappotto delle europee sono ancora un gruzzolo importante. Brillano davanti all’ex sindaco di Firenze credibilità e potere di ricatto sugli eletti; Renzi punta pesante per non far giocare gli avversari. La sensazione, infatti, è che le carte che possiede ora il Premier siano di scarso peso: contenuti rimasticati ed una comunicazione nervosa ne rivelano il fiato corto tipico di un grande bluff andato a segno. Di fronte a lui, l’alleato di mano. Silvio Berlusconi sembrerebbe non avere altra strategia se non quella di appoggiare il chip leader: Forza italia bussa ad ogni girata cercando di puntare il meno possibile. Le fiches, d’altronde sono poche, la voglia di giocare anche, ed i punti in mano troppo bassi per sognare nuove glorie. Vista da fuori, portando da bere ai giocatori, il Cav sembra sedere al tavolo da gioco per puro spirito di conservazione. Buone carte, insomma argomenti discreti, invece, per i rottamati di sinistra. Civati, Bersani e D’Alema si danno il cambio in postazione coperti dal lavoro duro e schietto di Landini. Ma le fiches sono davvero troppo poche; ci si copre giusto qualche buio sperando di accaparrarsi qualche giro gratis, riacquistando consenso fra i 5 Stelle.

Capitolo a parte
merita ciò che si muove a destra di Fi; Salvini e Meloni hanno per certo punti alti. C’è chi dice asso-asso di partenza. Potrebbero essere loro a sparigliare il gioco: lasciare Forza italia al suo destino, andando all-in al momento giusto.
Ma alle spalle del duo, antichi consiglieri predicano pazienza: sul tavolo c’è ancora in ballo una legge elettorale su cui scommettere gran parte dei gettoni colorati. Fdi e Lega corrono così il rischio di vedere manifestarsi al river incastri spiacevoli, in grado di vanificare una solida posizione di partenza. Ancora una volta, a destra, sembra così prevalere la tattica sulla strategia.  

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