Calcio. Conte rompe con la Juve per dissidi sul mercato. Ora è in pole per la Nazionale

conteUna separazione consensuale, clamorosa. Antonio Conte ha sciolto il vincolo morale che lo legava alla Juventus dopo tre stagioni da sogno. Va via. Il motivo della rottura? Il club torinese non poteva assicurargli gli interventi sul mercato necessari a rendere la squadra competitiva in Europa. “Non si può mangiare con 10 euro in un ristorante da 100 euro”, aveva detto con una battuta l’allenatore salentino. Del resto, dopo il terzo scudetto, la società aveva indicato la volontà di proseguire con Conte attraverso l’account di Twitter, non il massimo della chiarezza con le nubi che c’erano all’orizzonte…

Il nodo mercato

Per rinforzare la Juventus nei ruoli indicati da Conte era necessario mettere sul tavolo decine di milioni di euro. Che Andrea Agnelli non vuole o non può spendere. E così le trattative con il Barcellona per Alexis Sanchez o con la Fiorentina per Cuadrado sono state sono virtuali.

Il precedente di Bari

Conte aveva già in passato (campionato 2009-2010) rinunciato a denaro e a un contratto a Bari: dopo la promozione in A con i pugliesi, il patron Vincenzo Matarrese cambiò i programmi di rafforzamento, e il salentino lo ringraziò e andò via.

I motivi della rottura

Chi conosce Conte sa bene che questa scelta gli è pesata moltissimo sul piano emotivo: Antonio è juventino dentro, nelle sue vene scorre sangue bianconero. La differenza l’ha fatta la lucidità di scegliere per il bene suo e della squadra: un allenatore poco convinto del progetto non avrebbe dato il massimo nei frangenti più complessi della stagione; mentre un club che non sostiene le politiche sportive del proprio tecnico parte già con il piede sbagliato.

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Ct della Nazionale?

Il nome di Conte, però, diventa papabile per la panchina azzurra. Nei prossimi giorni è auspicabile che la Federazione lo contatti e gli chieda la disponibilità a ricoprire il ruolo una volta di Cesare Prandelli. In Nazionale Antonio andrebbe con il suo unico motto: “Vincere è l’unica cosa che conta”.

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Michele De Feudis

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