Non era certo il momento migliore per decidere di concedersi qualche giorno di svago nella Las Vegas del Medio Oriente, per la numero uno del Pd. Sul tavolo ci sono roventi polemiche sulle elezioni attuali (europee ed amministrative) e su quelle che verranno (leggi comunali a Napoli e Regionali). Il centrosinistra è spaccato tra chi vorrebbe proseguire sulla tradizione e più naturale piattaforma laica tra riformisti, sociali e progressisti e chi sarebbe tentato, come il consigliere regionale Topo, di esportare in Campania l’intesa tra Pd e Ncd-Udc che attualmente regge il governo Renzi. E poi ci sono i candidati sindaci, come quello che si è presentato a Pompei Franco Gallo che si era spinto all’inosabile: unire sotto la stessa bandiera Pd e Forza Italia. Poche ore prima della presentazione ufficiale delle liste, il Pd ha fatto dietrofront ritirando il suo simbolo dalla mega-coalizione. Insomma, un quadro abbastanza caotico e frammentato per un partito che fa della dialettica interna il suo marchio di fabbrica.
L’opposizione ha sonoramente redarguito l’ “imboscata” Tartaglione. Il cuperliano Michele Grimaldi l’ha presa con ironia e su Fb ha commentato così: “In campagna elettorale dissi che il Pd avrebbe dovuto guardare alla sponda sud del Mediterraneo. La segretaria regionale mi ha preso in parola, andandosene a Dubai”. Il lettiano Guglielmo Vaccaro – quello che subito dopo il congresso regionale in Campania occupò la sede Pd di Salerno facendo infuriare Vincenzo De Luca – ha bollato così, parlando dalle colonne della stampa regionale, il fattaccio: “La Tartaglione è riuscita a fare la cosa più insensata della storia politica campana”.