“Miles gloriosus”, quando il teatro civile chiede giustizia per le vittime da uranio impoverito

Antonello Taurino - Miles Gloriosus ph Roberto Finizio-2544«Vabbé facciamolo sulla…ritirata di Russia! Ah! Sempre Marco Paolini! Il Sergente sulla neve? Visto! Tutte lui se l’è fregate! Possibile che in Italia ogni volta che c’è una strage arriva prima Bertolaso e poi Paolini con lo spettacolo? A volte arriva prima Paolini di Bertolaso».

Marco Paolini sembra l’incubo di ogni autore deciso ad occuparsi di teatro civile. Poi arriva l’illuminazione: nessuno ha mai messo in scena il dramma dei soldati morti per l’uranio impoverito! Allora ci pensano loro, Mimmo e Pasquale, i due donchisciotteschi personaggi del “Miles Gloriosus. Ovvero: come morire d’uranio impoverito”. Iniziano a snocciolare numeri, nomi, date, in un miscuglio di scientificità tendente quasi al didascalico ed ironia leggera che rende lo spettacolo spassoso e accattivante. Due personaggi (Antonello Taurino e Orazio Attanasio, nei panni rispettivamente di Pasquale e Mimmo) raccontano, senza mai cedere al melodramma, la tragedia dei soldati e dei loro familiari, vittime prima dell’incuria di chi, invece di proteggere i militari, come indicato dalla Nato (“la Nato ha insistito fin quasi allo stalking!” è la denuncia lanciata da Pasquale), si limitò a dare dei “consigli” di massima; poi dell’omertà con cui si è cercato di silenziare il caso, arrivando talvolta al ricatto e alle minacce. “Negli anni ’90 – racconta sempre Pasquale –  la vicenda uranio è solo una vocina che sguscia tra i soldati e guizza di tanto in tanto sui giornali, nel mare dell’indifferenza. Ma nel Novantanove un soldato sardo di fresco ritorno dalla Bosnia, Salvatore Vacca, muore. Leucemia.“ Allora, seppur con alti e bassi, la vicenda suscita l’interesse di medici e avvocati, viene studiata, nascono associazioni a tutela delle vittime, viene avviata una commissione d’inchiesta. Ma i risultati sono scarsi. Taurino ripercorre l’iter inscenando il processo per Salvatore Vacca. Un avvocato dalla parlantina marcatamente calabrese racconta ed enumera dati, commissioni d’inchiesta, complicazioni burocratiche, una serie di contraddizioni, contrasti e deduzioni apparentemente insostenibili spiegate in modo talvolta scientifico, talvolta più terrestre, ma sempre chiarissimo. Come nel passo in cui l’avvocato difensore cerca di chiarire perché la mancanza di uranio impoverito nei polmoni dei soldati non possa averne causato la morte. Eppure nei loro polmoni c’erano sostanze che solo l’uranio ad altissime temperature (quali quelle raggiunte attraverso lo sparo di un’arma da fuoco) può liberare, perché in natura non si trovano. L’avvocato del Miles ce lo spiega così: “Signor Giudice, è come se io sparo a lei, però siccome sul suo corpo nun ce stanno le mie impronte digitali, allora dobbiamo desumere che non sono io l’assassino! Indirettamend, la causa è sempre ’u uranio, ma “non è ’u killer, è ’u mandante!”.

Il tono, le battute, le musiche, tutta la cornice dell’opera collabora a creare un’aura di comicità, ma non mancano i momenti in cui il tragico emerge in modo chiaro, toccante. È questo il caso della scena che, all’interno della finzione, dà il titolo alla commedia stessa: “No tranquilla mamma, solo un po’ di tosse”. Sono le parole che un soldato stanco, probabilmente già con i polmoni consunti dalle polveri cancerogene, rivolge alla madre, parlandole al telefono. “Eh ma’, prendiamo tre milioni e otto al mese, si può rischiare un raffreddore!”.

Il risultato è una formidabile prova di teatro sociale, in cui la comicità della cornice rappresenta un eccezionale valore aggiunto, rendendo l’opera accessibile ai più senza per questo sminuire la gravità dei fatti, ed anzi, enfatizzandola per contrasto.

“L’idea di occuparmi di uranio impoverito – racconta nel corso di una lunga telefonata Antonello Taurino – è nata da una vicenda personale, un amico che ha sviluppato problemi di tiroide in seguito ad una missione all’estero. Sono tornato a casa, ho acceso il computer e mi sono messo a cercare. Non sapevo nulla dell’uranio impoverito. La mia ricerca, alla fine, è durata più di due anni, ed è tutt’ora in corso. Mi ci è voluto tantissimo tempo – continua – per elaborare lo spettacolo, ho dovuto studiare, è un argomento molto complesso che, per essere approfondito, necessita lo studio di diversi campi del sapere, dalla fisica alla medicina, dalla storia al diritto.  E poi, ciò che mi ha spiazzato era la quantità di versioni e opinioni contrastanti, dichiarazioni di politici che contrastano con studi scientifici, medici che sostengono tesi opposte a quelle dei fisici, militari che citano un numero di vittime diverso rispetto a quello delle Associazioni delle vittime, addirittura opinioni differenti sulle cause delle malattie tra gli stessi malati…Se dovessi tornare indietro – confessa ridendo – non so se lo rifarei. Ma ormai l’ho fatto”.

Il Miles Gloriosus, è stato portato in scena, per la prima volta, nel Maggio 2011, a Milano, e da allora è cominciato un lungo tour da un capo all’altro della penisola, in teatri di ogni foggia e dimensione. La prossima data sarà sempre a Milano, l’8 e 9 Marzo, e da Gennaio di quest’anno è disponibile anche il libro dall’omonimo titolo, edito da Scienza Express.

Silvia Quaranta

Silvia Quaranta su Barbadillo.it

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