Ucraina. L’ambasciatore Perelygin: “La rotta verso l’integrazione europea”

ucrainaAzioni e reazioni si succedono in maniera sempre più rapida sul versante della crisi ucraina. Alla avvento del governo Yatsenyuk ha fatto seguito la dichiarazione filo-russa del parlamento regionale della Crimea. Così, con il referendum di autodeterminazione, l’epicentro della crisi da Kiev si sposta a Sebastopoli. Con l’intervista all’ambasciatore in Italia della Repubblica Ucraina, dottor Yevhen Perelygin, che è a Roma dal 2012 e negli anni precedenti si è occupato attivamente di integrazione Ucraina-UE, offriamo una ulteriore testimonianza della complessità della crisi internazionale di queste settimane. Le parole dell’ambasciatore confermano che il nuovo governo Yatsenyuk si muove a rapidi passi in direzione di Bruxelles e della Nato.

Signor ambasciatore, molte cose sono cambiate in Ucraina a ritmo decisamente accelerato. In che modo lei ritiene che l’Ucraina possa raggiungere nei prossimi tempi una normalizzazione politica?

La situazione politica in Ucraina oggi è stabile: il 25 maggio si svolgeranno le elezioni anticipate del Capo dello Stato, dopo la fuga del presidente Yanucovich dal paese, e nel  periodo di transizione gli incarichi del Presidente d’Ucraina sono stati affidati al Presidente del Parlamento. Il Parlamento ha nominato con la maggioranza prevista dalla Costituzione il signor Yatsenyuk quale Primo ministro e la legittimità delle autorità ucraine è stata riconosciuta da tutti i paesi del mondo, esclusa la Russia.

In effetti,  Mosca non riconosce la legittimità del nuovo governo, ma anche secondo alcuni commentatori europei il nome del I Ministro Yatsenyuk è stato indicato, dall’esterno, dalla signora Nudeln, personaggio di spicco dell’amministrazione americana. Quali sono le sue considerazioni in proposito?

Lei conosce il detto secondo il quale  “la migliore difesa è l’attacco”…  La leadership russa è appunto partita all’attacco diffondendo nei mass-media messaggi falsi sull’illegittimità del nuovo Governo dell’Ucraina, negando  la presenza di truppe regolari russe in Crimea, negando qualsiasi intromissione della Russia in Crimea. In realtà  mr. Yatsenyuk è un famoso politico ucraino, la cui nomina è stata sostenuta da 371 deputati su 450 (tra i quali  la schiacciante maggioranza del Partito delle Regioni, che certo non può essere accusata di sostengono i pareri degli esperti americani).

E riguardo al referendum di autodeterminazione  indetto dal parlamento della Crimea può esprimere un suo parere?

Non è necessario spiegare che il referendum del 16 marzo è illegittimo e incostituzionale, dal momento che secondo la Costituzione ucraina le decisioni relative ai cambiamenti riguardanti il  territorio ucraino devono essere prese solo in seguito al referendum nazionale. Inoltre, il diritto internazionale non prevede la possibilità per singoli territori di indire  referendum per introdurre  cambiamenti dei confini territoriali.  I  risultati di un  referendum che si svolge su territorio occupato, con la pistola puntata, non possono essere riconosciti né  dall’Ucraina, né dalla comunità internazionale. Consultazioni simili sono già avvenute nel corso della storia:  basta ricordare il referendum in Austria nel 1938 e noi sappiamo perfettamente cos’è successo dopo.

Al di là della questione del  referendum non ritiene che l’aver abolito il russo come lingua ufficiale abbia potuto colpire in maniera negativa la forte minoranza russofona dell’Ucraina dell’Est?

Innanzitutto, vorrei precisare che il russo non è mai stato lingua ufficiale in Ucraina, bensì lingua regionale in conformità alla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie  e la cosiddetta “legge sulle lingue”, relativa a tante lingue delle minoranze etniche,  non è stata abolita e continua ad essere in vigore. L’Ucraina ha invitato gli esperti del Consiglio d’Europa e di altre organizzazioni internazionali ad elaborare proposte legislative con lo scopo di migliorare il funzionamento delle lingue regionali in Ucraina.

Devo anche attirare la vostra attenzione su alcuni esempi particolari che confermano che il nostro popolo è tollerante e rispetta le tradizioni linguistiche dell’uno o dell’altro: dopo i fatti di piazza Maidan gli abitanti di Lviv hanno deciso di parlare un giorno intero solo in russo per dimostrare la loro solidarietà con l’Est e la Crimea. Dal canto loro, gli abitanti di Donetsk hanno sostenuto questa iniziativa e hanno parlato solo in ucraino durante questo giorno. Un altro esempio importante è la decisione della casa editrice di Lviv ”Il Vecchio leone” di pubblicare per la prima volta in 10 anni un libro in russo come un gesto di sostegno agli ucraini che parlano russo.

Esponenti del partito di destra Pravi Sektor hanno esortato i mussulmani della Crimea (i Tatari) a ingaggiare una lotta contro l’etnia russa. Non ritiene che in Ucraina vi sia il rischio di una deriva balcanica?

Non sono al corrente di questi appelli della forza politica di destra, nello stesso tempo però , più volte ho sentito parlare delle minacce di una possibile deportazione dei Tatari della Crimea, se non supportano il cosiddetto referendum del 16 marzo. Sono sicuro che a tutte le azioni tese a incitare l’odio etnico in Ucraina saranno sottoposte a un’adeguata valutazione giuridica.

Quale atteggiamento assumerà nei prossimi giorni l’Ucraina nei confronti dell’Unione Europea?

Subito dopo la formazione del nuovo governo è stata confermata la nostra ferma volontà di continuare il cammino dell’Ucraina verso l’integrazione europea, in particolare è stato riavviato il dialogo con l’UE sulla possibilità di firmare quanto prima l’Accordo di Associazione. Qualche giorno fa il Presidente Barroso ha comunicato che la parte politica dell’Accordo sarà firmata nei prossimi giorni. Apprezziamo molto la decisione presa dall’UE durante l’ultimo summit sul pacchetto di aiuti economici all’Ucraina come sostegno all’economia del paese.

Il nuovo governo dell’Ucraina è intenzionato a sviluppare una  partnership  anche con la NATO?

Noi vogliamo la pace e la sicurezza. Qualunque nazione, qualora fosse minacciata, cercherebbe gli strumenti più adeguati per garantire la massima sicurezza ai cittadini e alla sovranità del paese.

Riguardo all’ipotesi di sanzioni erogate dagli Stati Uniti o dall’UE nei confronti della Russia quale è il suo punto di vista?

Disinnescare il  conflitto in Crimea e prevenire la possibilità di  vittime umane sono oggi   i compiti  principali per l’Ucraina e per la comunità internazionale. In questo contesto, le sanzioni e i  negoziati sono due azioni entrambi necessarie che si completano a vicenda. D’altra parte non bisogna né diminuire, né esagerare il ruolo delle sanzioni nella risoluzione del conflitto in Crimea.

Per molti aspetti l’Ucraina dipende, dal punto di vista energetico, dalla Russia. In che modo ritiene che Kiev possa risolvere il suo problema energetico?

Siamo in contatto attivo con i partner europei e americani per realizzare una  diversificazione delle fonti energetiche e delle rotte di consegna. La riforma del settore energetico dell’Ucraina in conformità agli impegni dell’Ucraina nell’ambito della Comunità europea dell’energia rimane un altro obiettivo importante. Questo problema viene anche attivamente discusso con l’Unione Europea.

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Alfonso Piscitelli

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