Calcio. Figuraccia Italia in Spagna e Prandelli fa il Casaleggio del pallone

Schermata 2013-11-13 a 19.35.30Prepariamoci al peggio. Comprimari e piagnoni, la ‘nuova’ Italia di Prandelli rimedia una figuraccia al cospetto della Spagna calante di Vicente Del Bosque. Basta una scarpata di Pedro (e una papera di Nonno Buffon) per riportare il sorriso sulle labbra del ct iberico. Cesarone Demiurgo – fedele interprete dello sciagurato spirito dei tempi – dà la colpa ai ‘politici’ del calcio. E avrebbe pure ragione se non fossero palesi e lampanti le sue responsabilità nella gestione del gruppo azzurro e dei rapporti con i club.

A Madrid l’Italia ha rimediato una figuraccia, tanto che Andres Iniesta – intervistato dalla Gazzetta dello Sport – ha sentito il dovere di ‘salvare’ l’onore nazionale (nostro e suo) declamando peana alla leggenda Pirlo e al gladiatore De Rossi (tenuto a casa per codice etico). Consolazione? No, beffa finale. E atroce. Perchè lo spirito della Nazionale è piccino picciò. Prandelli chiede “sfrontatezza” ai suoi, che (tranne forse Paletta) hanno già elaborato il modo per uscirsene alla grande: contro la Spagna non si può vincere perché loro sono i più grandi. E che siano al tramonto di un ciclo, non interessa a nessuno. Che sbaglino passaggi clamorosi a centrocampo poco importa. La Spagna è la Spagna. E’ un dogma del calcio moderno.

Cesarone Demiurgo si arrabbia ma di responsabilità se ne piglia poche. La colpa è della condizione dei calciatori, quindi dei club che non sanno più fare il loro lavoro. Se n’è accorto anche lui che la Serie A è diventata la periferia del calcio che conta? Prandelli, forse folgorato sulla via di Beppe Grillo, tuona: “Tutti gli altri Paesi sono avanti a noi, la Nazionale è come l’Italia”. Che Cesarone sia pronto a chiedere a Gianroberto Casaleggio indicazioni per la lista dei 22 da portarsi in Brasile? O si faranno le primarie, magari copiando quella pagina chiaroscura di calcio-tv che fu il reality Campioni? A ‘sto punto ridateci Ciccio Graziani, almeno ci si fa due risate.

L’inarrivabile Gianni Brera lo ha detto tanti anni fa. Oggi lo ripeterebbe. Che senso ha copiare il calcio tiquitaca degli spagnoli se non abbiamo gente in grado di interpretarlo? Perché vogliamo ostinarci a fare il verso agli stranieri andando incontro a sonore bastonature? Se campionissimi non ne abbiamo (forse solo Balotelli, se la testa lo aiuta e Cassano) forse è il caso di rivedere il sistema di gioco e rimodulare la mentalità da simpatici perdenti che ci fa solo incazzare come delle iene frustrate dai sorrisini decoubertiani del ct.

Forse è più facile giocare tanto per farlo e dare la colpa alla sfortuna, al destino avverso, al ‘sistema’. Il calcio delle nazionali è spirito del popolo che essa rappresenta. Anche questo, il mitico Gioanin, lo ha detto anni fa…

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Giovanni Vasso

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