Cinema. “La desolazione di Smaug” seconda avvincente puntata de Lo Hobbit

hobbitIl secondo film dello Hobbit, uscito il 12 dicembre, è ben fatto e avvincente, ma ciò non costituisce di certo una notizia, visto che il regista è il geniale Peter Jackson. Ciò che colpisce davvero è che questa pellicola è costruita dal in modo totalmente spiazzante. Come nel primo film, la storia è rispettata nei tratti essenziali, ma vengono aggiunti degli elementi che la cambiano o la arricchiscono, facendo sì che gli spettatori “normali” si trovino di fronte a richiami e situazioni che non si aspettano mentre gli appassionati trovino elementi di cui non vi è traccia nella narrazione tolkieniana. Ad esempio le vicende con gli orchi sono plausibili ma non narrate in quel modo nel libro, così come Azog, un grosso orco che però non è albino, ai tempi della narrazione dovrebbe essere morto ucciso davanti ai cancelli di Moria. Nel libro  si parla del figlio di Azog. Il personaggio di Beorn, reso in modo magistrale, avrebbe potuto essere approfondito di più, così come Bard viene stravolto e dipinto come un arruffapopoli, cosa che di fatto non è.

L’elemento più particolare sono probabilmente gli elfi. Thranduil viene descritto come un re inflessibile e quasi cattivo. Di elfi obnubilati e non propriamente buoni, troviamo traccia nelle storie di Tolkien (i figli di Feanor, Eol…) ma non è il caso del re degli elfi Silvani, uno degli elfi più antichi che vivono nella Terza Era, vissuto alla corte di Thingol durante la Prima Era. Essendo la rivalità atavica fra elfi e nani derivante dalla morte di quest’ultimo per mano di alcuni nani, è probabile che l’avversione per Thorin da parte di Thranduil derivi da questo. Rimanendo nel bosco Atro, la presenza di Legolas è più che plausibile, essendo lui il figlio del re, così come è possibile una sua storia d’amore con un’elfa. Ciò che non è minimamente plausibile è una storia d’amore fra un’elfa e un nano, dato che i nani non si innamorano molto facilmente e che agli occhi degli elfi sono orrendi.

Per quanto riguarda le vicende di Dol Guldur e del risveglio del Negromante, va detto che l’aggiunta del personaggio di Radagast non è sbagliata, anche se dipinto come una figura un po’ troppo cialtroneggiante, così come le vicende di Gandalf. Nei Racconti Incompiuti e nell’Appendice AIII (invitiamo alla lettura di entrambi i testi)  viene spiegato come, nell’incontro fra Gandalf e Thorin a Brea sia pressante la preoccupazione dello Stregone verso il male che sta per sorgere e per il ruolo del drago in una futura guerra. Che la cerca di Erebor si inserisca in un disegno più ampio è quindi vero, ma non è vero che lo scopo della ricerca è trovare l’Arkengemma, bensì di riconquistare la Montagna Solitaria. In definitiva possiamo dire che il film è piacevole per tutti gli spettatori e che Peter Jackson abbia voluto giocare un po’ con la trama, facendo alcune scelte interessanti ed altre opinabili, creando comunque un prodotto di pregio.

Francesco Filipazzi

Francesco Filipazzi su Barbadillo.it

Exit mobile version