Esteri. I marò in India tra dignità romana e il baratto sovranità/mercato

I due marò rientrano in India per farsi giudicare. Nessuno ci avrebbe scommesso mezzo euro. La Russa, infatti, aveva già pronto il barbatrucco delle liste elettorali. Invece no. Si tiene fede alla parola data. Sensazioni, dunque. La prima, di dignità. Chi ha fatto il classico ripercorre alcune versioni di latino: c’è qualcosa di romano nel gesto. Si torna al nemico, prigionieri, per una scelta morale. Inoltre c’è qualcosa di italiano, qualcosa di giusto e misurato: Esercito e Marina evitano alla nazione il proprio Cermis. Incidente su territorio straniero, giudizio straniero. Non siamo yankee.

L’altra sensazione è di disappunto: osserviamo comunque una sconfitta diplomatica di un paese sempre meno influente; non è un caso che Franco Frattini, ultimo ministro degli Esteri a carattere politico, sia oggi accanito fan del governo dei tecnici. Sobri o meno, benvoluti o meno, liberi muratori o meno, i dirigenti italiani contano poco. Pochissimo. L’India dei Bric vince facile sulla penisola in austerity.

E qui occorre chiudere con un piccolo ragionamento: che paese è quello che spende denaro pubblico e valore militare per scortare una petroliera privata? E che, in più, per dignità e onore si accolla i rischi più grandi dell’intrapresa? Chiaro. E’ un paese che ha messo in campo la propria sovranità al servizio del mercato. E’ un paese occidentale, è un paese liberale. Oggi forse ci domandiamo legittimamente: quel che dal mercato e dallo Stato, ricevono a costo della propria sovranità, cittadini, contribuenti, lavoratori e militari, è davvero all’altezza dello scambio?

Giacomo Petrella

Giacomo Petrella su Barbadillo.it

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