L’ex comico, insomma, sa bene che le elezioni europee per il suo movimento rappresentano più un’insidia che un’occasione. Grillo sa bene soprattutto che stavolta è chiamato a una scelta politica: in Europa, infatti, esiste l’eventualità della nascita di un “terzo polo” ma non sarà lui questa volta a rappresentare il terzo incomodo. Con tutta probabilità, infatti, sarà Marine Le Pen a guidare la ventata di protesta che in tutta Europa si sta alzando con Bruxelles. Una ventata che sarà composta dai movimenti nazionali che, nelle diversità, hanno scelto di individuare nella critica al sistema Euro un minimo comun denominatore e che oggettivamente guarda a destra.
Questo non solo perché la sinistra radicale è storicamente poco appassionata al tema “Europa” (ricordiamo lo scetticismo dei comunisti italiani per il Trattato di Roma, la prima pietra posta nel 1957). Ma anche perché le sinistre europee, nei rispettivi parlamenti nazionali, faticano a imporsi sulle tematiche legate alla sovranità, alla moneta, alla ridefinizione dei trattati. Tematiche, queste, che il leader del Movimento 5 Stelle ha ripreso in Italia, infatti, da una tradizione tutta interna alla destra italiana (anche se da questa non sviluppate appieno né dal punto di vista politico né da quello dell’attualizzazione).
Sono questi i temi quelli sui quali i suoi 5 Stelle dovranno proporsi se intendono risultare spendibili anche in chiave continentale: perché la “casta” europea non si combatte di certo con gli scontrini né con la lotta alle auto blu. Un processo di maturazione politica, allora, è richiesto al Movimento. Ed è qui che per Grillo iniziano i guai: lo spazio vitale anticasta in sede europea è gestito infatti con abilità da Marine Le Pen che sta raccogliendo da mesi le adesioni per la formazione di un gruppo compatto che si candida a rappresentare la vera novità politica nell’Europarlamento. Spazio, poi, che in Italia è presidiato dalle destre: anche oggi Giorgia Meloni ha rilanciato su Libero il fatto che sarà “eurocritica” tutta la campagna di Fratelli d’Italia e sono in molti a pensare che sarà simile la stessa campagna elettorale di Silvio Berlusconi.
È qui, in questa chiave, che si giocherà la costituzione dei “dissidenti” europei. Per questo motivo risulta criptico “l’allarme fascismo” lanciato da Grillo: non fosse altro perché già diversi esponenti liberali (Angelo Panebianco, Piero Ostellino) hanno stigmatizzato tale semplificazione. Oltretutto in questi mesi non sono mancati i rumor: a partire dal “giallo” di un incontro tenuto tra rappresentanti del Fn e grillini. Poi qualcosa sembra essere cambiato. Lo stesso leader del Front National ieri ha “rimproverato” a Grillo «di essersi ridotto alla pura protesta. E non lo dico perché non vuole avere rapporti con noi».
Un problema – quello della “collocazione” e dei rapporti – che Beppe Grillo dovrà necessariamente affrontare se non vorrà candidarsi alla marginalità dei “non iscritti” nell’Europarlamento (e magari un risultato scarno alle urne). Ma è chiaro che una scelta del genere provocherebbe uno “tsunami” all’interno dei 5 Stelle. Prima o poi, però, il cerchiobottismo non pagherà più.
@rapisardant