Dalle parole dello sconfitto si evince, infatti, tutta la tensione che ha accompagnato questa tornata: dallo scandalo delle tessere gonfiate (che ha determinato lo stop brusco al tesseramento), fino alle polemiche intestine che hanno visto protagonisti Renzi e Massimo D’Alema. Il “nuovo” e l’“antico” che si contendono il futuro. Proprio in questi ultimi giorni tra i due è stata contesa aperta: se ieri Renzi spiegava come «D’Alema ha distrutto la sinistra»riferendosi alla marginalità degli ultimi anni, l’ex leader dei Ds poche ore ha replicato duramente: «E’ inutile che faccia il giamburrasca: lui è l’uomo dell’establishment, e vedremo i prezzi che dovrà pagare a questo establishment», in riferimento ai voti presi in Campania e in altre aree dove il sindaco di Firenze ha stretto accordi con diversi potenti del Pd. E poi: «Il vero cavallo di battaglia di Renzi, che di idee nuove ne ha proposte pochissime, è continuare ad attaccare me. Vorrei ricordargli che noi le elezioni le abbiamo vinte due volte nel corso di questi anni e abbiamo portato la sinistra italiana per la prima volta nella sua storia al governo del Paese. Renzi è ignorante da questo punto di vista, mente. E’ spiritoso, brillante, ma è superficiale».
Con questo “clima”, dunque, si è celebrato il primo passaggio che precede la Convenzione nazionale e le primarie dell’8 dicembre. Qui il risultato a favore di Renzi sembra scontato (i sondaggi lo danno molto avanti). Resta da capire, però, l’affluenza ai gazebo: se si presenterà come la più bassa dall’istituzione delle primarie la vittoria al primo turno tra i delegati verrà inevitabilmente ridimensionata. E la vita, all’interno del suo stesso partito, per il nuovo segretario si farerebbe da subito difficile.