Un movimento giovanile che si rispetti deve avere quadri dirigenti propri eletti all’interno di propri congressi con tessere proprie, partendo da quelli comunali passando per provinciali e regionali infine il nazionale. Non si può partire con il congresso nazionale per confermare sempre le stesse persone alla guida del movimento e poi a cascata gli altri congressi manovrati da sempre i soliti noti. Inoltre le Tessere a un euro sarebbero la miglior soluzione per far emergere il merito e non l’imborghesimento del movimento con i soliti cooptati aiutati dai loro capi-corrente con fiumi di denaro per le tessere. L’autonomia del movimento dal partito e dalle varie correnti è indispensabile quando irrinunciabile. Sì a comunità come Cassaggì e associazionismo culturale ma non ad altre sigle o simboli, che come molte volte si è visto, hanno solo un elemento in comune: il capo-corrente.
Rivoluzione e cultura. Un movimento che non sa elaborare e costruire una propria identità tramite nuove idee e quindi proposte tramite modelli rivoluzionari che non sappiano di vecchio e già sentito ma profumino di rivoluzione. La capacità di scegliere i propri intellettuali di riferimento, tra vecchi e nuovi, è quindi fondamentale; abilità necessaria per costruire una propria base culturale cui poter attingere in caso di bisogno. Un movimento che abbia il coraggio di portare avanti la propria idea, anche se è contraria alla posizione del partito, è essenziale affinché il movimento sia davvero un laboratorio d’idee e proposte e non un mero specchio del partito. Un movimento giovanile che non sa porsi come rivoluzionario non è degno di essere chiamato tale ma è solo un insieme di paraculi e cooptati.
Territorio e scuole. Un’organizzazione giovanile, che si rispetti, deve essere radicata nel territorio ma soprattutto nelle scuole e nelle università. Il radicamento è essenziale quanto vitale, permette di poter penetrare più facilmente nella società giovanile. Il contatto fisico e le parole sono ancora, nonostante internet e le nuove tecnologie, la prima arma contro il conformismo e la perdita d’identità dei nostri giovani. Il web, pur essendo un’arma potentissima per la circolazione delle idee, non può sostituire il bisogno dei giovani di riconoscersi in una comunità fisica e in un gruppo “vero” di persone. Far conoscere ai ragazzi quello scrittore o quell’economista, ma anche quel film o quel libro, può essere indispensabile affinché un ragazzo/a abbia la possibilità di conoscere il nostro mondo culturale, le idee e le proposte che noi portiamo avanti, e potersi riconoscere e aderire al movimento.
In conclusione un movimento giovanile, che punti a costruire il proprio futuro, è destinato a morire per diventare una pagina Facebook o un movimento specchio del partito se non è capace di incidere veramente su quel mondo giovanile che si prefigge di rappresentare.