Ripercorriamo a grandi linee gli avvenimenti degli ultimi anni: nelle elezioni del 2008 il centrodestra raggiunge il massimo del consenso vincendo le elezioni con il 46,8% sulle ali di quell’entusiasmo si porranno le basi per il congresso nazionale e la fondazione del PDL. Dopo neanche un anno è arrivata la crisi con Gianfranco Fini, lo scandalo del “bunga bunga” e l’azione combinata di magistratura e agenzie di rating hanno posto fine al Governo Berlusconi che a detta della sinistra era la causa di tutti i mali e che una volta disarcionato l’Italia sarebbe uscita dalla crisi. Così non è stato e i risultati dopo un anno di “tecnocrati” e uno di “larghe intese” sono sotto gli occhi di tutti. Sta arrivando l’era del “dopo Berlusconi” e non possiamo più adagiarci sugli allori ed essere impreparati.
Le occasioni mancate:
Dal ’94 ad oggi il centrodestra che ha governato per ben tre volte era presieduto dal grande comunicatore, proprietario di reti televisive, giornali e case editrici che nella maggior parte dei casi non è stato in grado di comunicare quanto fatto in materia di riforme e provvedimenti perché mandava nei talk show esponenti poco preparati e poco rappresentativi che ottenevano puntualmente brutte figure.
Altro errore è stato quello di non affidare nessuno spazio di approfondimento in prima serata ai vari Veneziani, Buttafuoco, Mellone o ad altri esponenti della cosiddetta “destra pensante”.
Altro grosso problema la strutturazione, mai avvenuta, del partito a livello locale, dove finché è andata bene si è campati di rendita sulle ali dell'”effetto Berlusconi”: approfittare del momento storico favorevole a livello nazionale per vincere le elezioni locali senza pensare ad una strategia complessiva che nascesse dai quartieri, dalle città, dalle province e dalle regioni.
L’altra occasione mancata è stata dal punto di vista culturale e della formazione: il centrodestra non è un’accozzaglia di persone che si riconoscono solo in un grande leader e in un simbolo. È molto di più: è un progetto culturale, è un insieme di valori e di idee, una visione del mondo che continueranno ad esistere indipendentemente dal contenitore e da chi ne sarà a capo. A questo hanno ovviato in parte le fondazioni senza che gli organi preposti del Pdl muovessero un dito.
Le basi da cui ripartire:
Se vogliamo davvero essere un nuovo grande partito di centro destra c’è bisogno di dare un senso più profondo alla nostra azione politica. Penso che i grandi problemi vadano affrontati prendendo come esempio il Front National di Marin Le Pen che sui grandi temi ha posizioni nette, a volte scomode ma che fanno gli interessi dell’elettorato, soprattutto quello popolare.
Bisogna aprirsi a grandi dibattiti per veicolare i valori del centro destra, lasciando ad altri la politica fatta di slogan vuoti o di striminziti tweet.
Per essere validi interlocutori della società civile necessitiamo di un partito dal forte radicamento territoriale fatto di rappresentanti capaci di leggere la mutazione dei fenomeni sociali e tradurre concretamente gli interessi della gente in azioni pratiche.
Se saremo in grado di affrontare fino in fondo queste riflessioni, anche a costo di qualche sacrificio, e soprattutto rimboccandoci le maniche riusciremmo a riportare il primato della Politica sull’economia sconfiggendo antipolitica e tecnocrazia. Difendendo, come sempre, la nostra amata Italia.
*studente