Non casualmente, meglio di tutti se l’è cavata il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, leader in stile Mediaset addestrato da Giorgio Gori: look obamiano, aria telegenica e sbarazzina, slogan incisivi, frasi formato sms. È stato il primo a chiedere il diritto di replica e l’unico a capire realmente cosa stesse succedendo. Gli altri, invece, hanno faticato e non poco. Nichi Vendola non è riuscito a stare nei tempi stabiliti nemmeno una volta, è stato richiamato ufficialmente per la sua lungaggine, sudava vistosamente ed invocava la necessità di premesse e ragionamenti, sacrosanti nella vita reale, meno negli studi di X-Factor. Per di più ha “steccato” il riferimento ideale citando il Cardinal Martini (tutti si aspettavano Pasolini o Berlinguer) in barba ad una platea che di Vaticano non vorrebbe nemmeno sentir parlare. Bersani, invece, si è mosso sul terreno della sincerità: non ha volutamente assoldato guru né snaturato la propria prosa da moviola, ma esattamente in virtù di questo è risultato più autentico dei suoi avversari sebbene deprimente nella cronica incapacità di trascinare. Laura Puppato, merita invece un ragionamento a parte: l’essere donna si è rivelato l’unico motivo della sua presenza, totalmente velleitaria ed inutile. A dimostrare la vuotezza della retorica di genere ha provveduto il conduttore Gianluca Semprini, saltandola a piè pari durante un turno di domande. Infine Bruno Tabacci, ex democristiano senza possibilità di vittoria, per sua stessa ammissione “montiamo da prima di Monti”, decisissimo a portare il Professore al Quirinale e messo lì a ricordare che non ci sono spazi per eventuali rivoluzioni.
Il problema, ovviamente, non si è nemmeno posto: nelle camere del centrosinistra l’aria è stantia in modo quasi insopportabile, il pensiero è innocuo e la prospettiva omologata. L’Imu va via, al limite, solo sulla prima casa, l’Europa è un totem inviolabile e l’euro un feticcio da adorare e proteggere. Concetti, questi, ribaditi quasi ossessivamente. Gli unici sussulti si sprecano sui tagli alla casta, sui diritti delle coppie omosessuali, sulla quantità di ministeri degli eventuali governi e sul numero di donne da arruolare negli stessi. Metà pantaloni e metà gonne è la frontiera più audace del progresso, l’ultima sfida, ci dicono, al limite dell’irrealizzabile: in realtà basterebbero, senza “quote” di alcun tipo, persone competenti e non asservite ai poteri finanziari. Ma questo sì, è davvero impossibile.
Tirando le somme, i Fantastici Cinque, Vendola in testa, hanno smitragliato una pletora di dichiarazioni trionfanti a distanza di sicurezza dai temi realmente caldi: i meccanismi di creazione del debito, la possibilità di un suo ripudio, il deficit democratico continentale, la perdita della sovranità monetaria, la dittatura della Troika, le guerre presenti e future. E se si somma il nulla prodotto all’insopportabile americanata del format adoperato, vien forse da avvertire gli spettatori: giovedì, da quello stesso studio, torneranno a trasmettere X-Factor. Attenzione, potreste essere tramortiti dall’esponenziale aumento del livello dei contenuti.