Parafrasando una battuta dalla serie tv Boris, potremmo dire che non la ristorazione ma il cineturismo è l’unica cosa seria in questo Paese. Almeno così è stato decretato dagli Stati Generali del Cinema che in tre giorni a Siracusa hanno presentato, analizzato, progettato e – perché no- sognato il futuro di un cinema come volano del turismo. C’erano tutti nel secondo weekend di aprile al Castello Maniace, il fortilizio federiciano intitolato al fiero condottiero Giorgio Maniace, il bizantino che nel 1038 aveva sottratto Siracusa ai musulmani.
La fiera bellezza delle croci e delle colonne della sala ipostila ha fatto da scenografia ai panel e ai tavoli tecnici su cui si è confrontato tutto il mondo del cinema. La scelta della location è sembrato il giusto controcanto alla fiera narrazione che la Regione Siciliana ha fatto del cineturismo. E siccome l’innocenza delle parole non mai è stata provata, cineturismo vuol dire connessione verticale tra due tra le industrie più significative del nostro Paese e della Sicilia, ospite del primo Verticale su cinema e turismo. L’isola è un set naturale e sarebbe troppo lungo elencare i film girati in Sicilia, uno per tutti quello ricordato da Sergio Castellitto (qui in veste di Presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia) L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore. “Cinema è territorio” afferma Castellitto e questo è ciò che è emerso nel convegno voluto dalla Regione Siciliana e da Elvira Amata, assessore regionale per il Turismo, Sport e Spettacolo che hanno affidato la Direzione Scientifica al Taormina Book Fest di Antonella Ferrara. Presente ma solo come relatore in un tavolo tecnico il commissario di Taormina Arte Sergio Bonomo, fondazione cui fa capo Taormina Film Fest e in rappresentanza del neo direttore artistico Marco Müller. Gli Stati generali del cinema per l’assessore Amata sono il “manifesto del far cinema in Italia”. Un manifesto ricchissimo di presenze. Circa duecento tra registi (Gabriele Muccino, Neri Parenti, Paolo Genovese, Roberta Torre, Costanza Quatriglio, Piero Messina), sceneggiatori (Ilaria Macchia, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli), distributori (Andrea Occhipinti di Lucky Red, Giampaolo Letta di Medusa Film, Andrea Romeo di I Wonder Pictures) e la schiera dei produttori: solo per citarne alcuni Luca Barbareschi (CEO di Casanova Multimedia) a Attilio De Razza (Tramp Limited) a Carlo Degli Esposti (Palomar). C’erano i presidenti delle Film Commission e i rappresentanti degli esercenti, i presidenti dei premi con in testa Laura Delli Colli (che ha regalato l’unico momento di acceso dibattito quando nello spazio dedicato alle sale ha intervistato Valerio Carocci, Presidente della Fondazione Cinema America) e Piera Detassis. C’erano le due figure centrali della Rai, il Direttore Generale Giampaolo Rossi e il Direttore di Rai Fiction Maria Pia Ammirati. Ma soprattutto c’erano le istituzioni culturali, oltre Castellitto, lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco (Presidente della Biennale, presente anche Alberto Barbera direttore della Biennale Cinema), Cristina Priarone (presidente di Italia Film Commission), e politiche. Il ministro Daniela Santanchè ha aperto la manifestazione. C’erano Manlio Messina, Federico Mollicone, oltre al sindaco di Siracusa Francesco Italia, visibilmente orgoglioso della scelta di Siracusa come sede del Verticale, e il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. Il convegno ha avuto tre direttive di riflessioni: Tax credit e finanziamenti, l’impatto della Intelligenza Artificiale, focus sulla Sicilia.
Sullo sfondo restano le critiche di Federico Mollicone ai finanziamenti al film di Paola Cortellesi (in verità la nota dolens e non dolens del convegno tra detrattori più o meno velati e l’entusiasta produttore Mario Gianani e l’AD Fabio Lucisano che saluta i 600mila spettatori di “C’è ancora domani” in Francia) e le promesse di Schifani di migliorare le infrastrutture come ricaduta positiva sulla produzione e fruizione cinematografica. Più interessante l’auspicio del ministro Santanchè per la creazione di un indotto di maestranze funzionali al cineturismo. Molto di più del lapsus in cui è incappata sul regista di “Il Gattopardo”, su cui ci si è banalmente accaniti. Mentre se proprio polemica doveva essere che almeno sia quella di far notare lo scarso contraddittorio e una narrazione orientata su un’ottimistica quiete della speranza.