Nel film “Zamora” (tratto da romanzo di Roberto Perrone) vita e sentimenti di un portiere

L'Italia del 1965-1966. dopo-boom e 'pre-'68, quando non eravamo più povera gente  

Il manifesto di Zamora

Film d’apparenza “bolognese”, nostalgico alla maniera di Pupi Avati, Zamora di Neri Marcorè è ambientato a Vigevano e Milano, tra tifosi e una vecchia gloria  del Milan e dell’Inter. Ma per lo più il film è  girato a Torino. Quanto alla sceneggiatura, sempre di Marcoré, deriva “liberamente” dal romanzo omonimo di Roberto Perrone.

Il nome di un famoso portiere spagnolo degli anni ’30 del ‘900 non disorienti: il film si svolge tra la fine 1965 e metà 1966. Sfondo: un’azienda d’avanguardia nel settore delle guarnizioni, il cui proprietario celebra il 1° maggio dei lavoratori, dividendoli tra scapoli e ammogliati.
Qui non siamo più dalle parti di Ultimo minuto, miglior film di Avati; siamo all’evocazione dei primi film di Fantozzi, quelli di Luciano Salce (Paolo Villaggio era sampdoriano, però. Perrone era genoano).
Marcorè interpreta un ex portiere finito ai margini dello sport, figura che miscela eventi della vita di celebrità tra i pali di allora: Lorenzo Buffon e Enrico Albertosi.  E’ a questo ex che un contabile trentenne (Alberto Paradossi) chiede di insegnargli a parare, per non finire licenziato da un padrone non a suo agio con le lingue, che chiama fulber il football, secondo pronuncia di certi ruspanti presidenti di serie A.
Dietro lo sport, i sentimenti: anche i contabili piangono. E il nostro impiegato è a suo agio tra le fatture, non con l’eventuale moglie (Marta Gastini).
Zamora così si allontana da malinconie di Avati e tristezze di Salce. Ci si avvicina al realismo di Ermanno Olmi nel Posto. Marcoré ricalca sempre, ma almeno ricalca bene. E i suoi attori escono dal mantra del cinema italiano: “Favino-Servillo-Orlando-Germano-Mastrandrea”. Vige qui il mantra interistico: “Sarti-Burgnich-Facchetti-Bedin-Guarneri-Picchi…”
Quanto alla ricostruzione d’epoca, bene auto, targhe, canzoni, abiti e arredi: male i palloni e anacronistica la citazione tv del Rischiatutto. Fino ad aprile 1966, Mike Bongiorno faceva La fiera dei sogni.
Film di uomini deboli e donne forti. Zamora valorizza Marta Gastini e Anna Ferraioli Ravel (la sorella evoluta del contabile), già formidabili rispettivamente nel Rito e in Un altro Ferragosto, quindi meritevoli ormai di ruoli da protagonista. Non li merita solo Emma Stone.

*Zamora di e con Neri Marcorè, con Alberto Paradossi, Marta Gastini, Giovanni Storti, 100′

Nicola Caricola

Nicola Caricola su Barbadillo.it

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