Il fenomeno dei vanziniani ingrati

Perché non possiamo non dirci vanziniani». Fossero (intellettualmente) onesti, molti attori italiani dovrebbero ripetere questa frase, al pari di un mantra, tutte le mattine davanti allo specchio

Enrico Vanzina

«Perché non possiamo non dirci vanziniani». Fossero (intellettualmente) onesti, molti attori italiani dovrebbero ripetere questa frase, al pari di un mantra, tutte le mattine davanti allo specchio.

Ma la riconoscenza, si sa, non è di questo mondo, soprattutto del mondo dello spettacolo, quindi basta che il gallo dell’amichettismo (copyright by Fulvio Abbate) engagécanti una sola volta affinché i nostri poco coraggiosi artisti ripudino immediatamente i loro trascorsi, ritenuti a dir poco vergognosi, con Carlo e Enrico Vanzina.

Esageriamo? No, enumeriamo, in ordine rigorosamente alfabetico, una fitta schiera di attori italiani (e non) che, grazie ai film vanziniani, hanno conquistato o rilanciato la loro carriera.

Vanziniani, ingrati e grati, il catalogo è questo: Diego Abatantuono, Carole Alt, Claudio Amendola, Manuela Arcuri, Lino Banfi, Paolo Baroni, Luca Barbareschi, Monica Bellucci, Fabrizio Bentivoglio, Massimo Boldi, Raoul Bova, Enrico Brignano, Carole Bouquet, Carlo Buccirosso, Jerry Calà, Cristiana Capotondi, Sergio Castellitto, Massimo Ceccherini, Martina Colombari, Paolo Conticini, Maria Grazia Cucinotta, Christian De Sica, Mauro Di Francesco, Antonello Fassari, Isabella Ferrari, Maurizio Ferrini, Anna Foglietta, Nino Frassica, Anna Galiena, Riccardo Garrone, Alessandro Gassmann, Elio Germano, Massimo Ghini, Adriano Giannini, Ezio Greggio, Leo Gullotta, Enzo Iachetti, Sabrina Impacciatore, Antonellina Interlenghi, Biagio Izzo, Cinzia Leone, Virna Lisi, Gabriele Mainetti, Teresa Mannino, Valeria Marini, Maurizio Mattioli, Ricky Memphis, Sienna Miller, Paola Minaccioni, Matthew Modine, Francesco Montanari, Enrico Montesano, Giampaolo Morelli, Federica Moro, Guido Nicheli, Franco Oppini, Rocco Papaleo, Giorgio Pasotti, Renato Pozzetto, Paola Quattrini, Stefania Rocca, Paolo Rossi, Vincenzo Salemme, Nini Salerno, Enzo Salvi, Stefania Sandrelli, Umberto Smaila, Emilio Solfrizzi, Martina Stella, Marina Suma, Teo Teocoli, Gianmarco e Ricky Tognazzi, Max Tortora, Paolo Villaggio e Gian Maria Volonté.

L’ultimo dei vanziniani ingrati, in ordine di tempo, è Antonello Fassari che, in una recente intervista al quotidiano “La Repubblica”, addossa ai Vanzina, in maniera invero un po’ contorta, la colpa del mancato ingaggio in un film di Paolo Virzì. «Ai tempi di Ferie d’agosto, metà anni Novanta, Virzì dopo un mese che mi stava appresso viene a sapere che ero nel cast di Selvaggi di Carlo Vanzina. I set non si accavallavano, avrei potuto fare entrambi i film, ma lui disse che non poteva chiamare un attore che lavorava coi Vanzina. Ora, a me non mi si può dire nulla, lo sanno tutti come la penso. Ma una certa sinistra è stata a lungo molto attenta al pedigree».

Fassari, comunque, è in buona compagnia. Elio Germano, ad esempio, solo in tempi recenti ha ammesso che la sua carriera non sarebbe mai veramente decollata se non avesse interpretato il vanziniano Il cielo in una stanza (1999). Gabriele Mainetti, coprotagonista del citato film, nelle prime interviste rilasciate dopo il suo folgorante esordio alla regìa (Lo chiamavano Jeeg Robot, 2015), evitava con cura di citare lo scandaloso esordio vanziniano. Sempre nel cast di Il cielo in una stanza troviamo Cristiana Capotondi che, nelle sue numerose interviste, curiosamente menziona tutti i cineasti con cui ha lavorato eccetto i Vanzina.

Per non parlare dell’ex giovane promessa Martina Stella che, in un’intervista al periodico “Oggi”, sentenzia che «lavorare poi con maestri come Gabriele Salvatores e Pappi Corsicato è stata una favola». Peccato che lattrice compaia in un solo film dei suddetti maestri e in ben cinque (sei, se conteggiamo anche Natale a 5 stelle, diretto da Marco Risi in sostituzione del compianto amico Carlo) firmati Vanzina.  

Concludiamo la rassegna con due vanziniani ingrati ma “pentiti”: Christian De Sica e Isabella Ferrari. Lo stesso Enrico Vanzina, nella sua rubrica televisiva Vi racconto (in onda tutti lunedì, in seconda serata, su “Cine 34”), ha infatti accennato, con la grande signorilità che lo contraddistingue, ai piccoli contrasti, poi superati, avuti con i due bravi attori. Un lieto fine, una tantum, non solo cinematografico.

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Franco Grattarola

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