Giornale di Bordo. Invece che il 5G… aridatece il monoscopio

Un ricorrente comunicato del Ministero delle imprese e del made in Italy ci  informa con toni suadenti quanto perentori dell’arrivo della nuova Tv digitale il prossimo 21 dicembre

Un monoscopio

È lecito, senza essere tacciati di sovranisti o complottisti, domandarsi quanto il peso delle lobby stia contribuendo a renderci la vita agra, e magari chiedersi anche se il Qatargate pur in tutta la sua gravità non sia che la punta di un Iceberg. Nel frattempo, però, il governo Meloni, che ha ricevuto il “cerino” dai precedenti ministeri, rischia di subire l’impopolarità di una scelta che farà la gioia soprattutto dei rivenditori di accessori e degli elettricisti, pronti a speculare sull’obbligatorietà della sostituzione, con relativo aumento dei prezzi.

Non posso fare a meno di ricordare che il vecchio televisore Dumont entrato in funzione in casa mia al tempo del Musichiere e di Lascia e raddoppia funzionò benissimo sino alla fine degli anni Sessanta, salvo qualche intervento del tecnico sul “monoscopio” (oggi, invece, non si ripara più nulla: il cosiddetto tecnico si limita a sostituire una scheda, addebitandoti anche il costo della chiamata…).

Oltre tutto, l’imposizione di un decoder in omaggio alla nuova tecnologia comporta anche problematiche di carattere sanitario. Non appartengo alla schiera di chi è convinto che il 5G avrà conseguenze esiziali per il futuro dell’umanità, ci farà spuntare la coda o consentirà di spiarci più di quanto non siamo già spiati sul web. Sono però un convinto assertore del principio di precauzione, per cui prima di introdurre, o peggio d’imporre, una nuova tecnologia bisognerebbe valutarne tramite un’adeguata sperimentazione l’impatto sull’ambiente e sugli uomini. Del resto, anche gli studi citati dai difensori della nuova tecnologia per smentire vere o presunte fake news non negano un’intensificazione dei campi elettromagnetici con l’avvento del 5G e l’esigenza di un monitoraggio delle loro conseguenze a lungo termine.

Tanto per fare un esempio, il saggio Emissioni elettromagnetiche del 5G e rischi per la salute di Alessandro Polichetti (non è l’ultimo arrivato; è membro del Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale, Istituto Superiore di Sanità, Roma*), pur usando toni rassicuranti, si conclude definendo “importante che l’introduzione di questa tecnologia sia affiancata da un attento monitoraggio dei livelli di esposizione (come del resto avviene già attualmente per le attuali tecnologie di telefonia mobile) e che proseguano le ricerche sui possibili effetti a lungo termine”. Detto in altri termini, siamo condannati a fare un’altra volta da cavie. Proprio com’è successo col Covid.

 * https://www.iss.it/documents/20126/2265547/5G_e_rischi_per_la_salute.pdf/d50f25e6-25e4-48c8-b8c3-7da28cc57827?t=1575725274470

Enrico Nistri

Enrico Nistri su Barbadillo.it

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