L’onore perduto del maggiore Morosini nell’Africa orientale italiana

È uscito il sesto romanzo della serie di gialli storici di Giorgio Ballario. Qui un estratto del romanzo

“Il prezzo dell’onore” di Giorgio Ballario, pubblicato da Edizioni del Capricorno

È uscito nei giorni scorsi il romanzo “Il prezzo dell’onore” di Giorgio Ballario, pubblicato da Edizioni del Capricorno, sesto episodio della serie di gialli storici ambientati nelle colonie italiane dell’Africa orientale negli anni Trenta. Questa volta il maggiore Morosini, protagonista della saga di Ballario, se la vede davvero brutta: prima una denuncia contro si lui, poi una perquisizione e nella sua stanza in affitto vengono trovate diecimila lire, segnate, provenienti da una presunta tangente. Due testimoni confermano, le prove contro Morosini aumentano e il suo superiore nella Polizia dell’Africa Italiana decide di sospenderlo dal servizio. Da un giorno all’altro, il maggiore si trova sotto indagine, senza lavoro, stipendio e casa, abbandonato da tutti. Deluso dalla poca fiducia dimostrata dai suoi superiori, Morosini può però contare sul sostegno dei vecchi amici, il giornalista Bonvicini, il maresciallo Barbagallo e il fedele sciumbasci Tesfaghì che lo aiuteranno a scoperchiare un torbido intrigo, a venir fuori dai guai e a recuperare l’onore perduto.

 


Barbadillo pubblica un estratto del primo capitolo del romanzo.

Asmara, 25 luglio 1937.
Esiste un prezzo per l’onore? C’è un modo empirico per calcolare il valore della dignità personale, per determinare la reputazione e della nobiltà morale di un uomo? È possibile stimare con una qualsiasi unità di misura il peso dell’orgoglio e dell’amor proprio? Erano queste le domande che mi turbinavano in testa quella mattina del 25 luglio 1937 quando l’intera vita mi crollò addosso in una manciata di minuti, sgretolandosi come un vecchio edificio corroso dall’usura del tempo. E trovai anche una momentanea risposta agli interrogativi pressanti che mi opprimevano: il prezzo del mio onore era diecimila lire.
Quando il graduato della Polizia dell’Africa italiana tirò fuori la mazzetta dal fondo del cassetto della scrivania, non riuscivo neppure a capire di che cosa si trattasse. Il colonnello Delle Piane si fece consegnare l’involto e cominciò a contare le banconote, mentre mi sentivo avvampare come uno scolaretto sorpreso a copiare il compito in classe. Le ricontò una seconda volta, più lentamente, poi le appoggiò sulla scrivania e mi guardò con occhi più tristi che increduli.
«Che cosa potete dirmi di questo denaro, maggiore Morosini?»
«Nulla, signor colonnello. Non l’ho mai visto in vita mia.»
Mosse appena il capo in segno di assenso, mascherando una smorfia.
«Diecimila lire in contanti sono una bella sommetta… Non mi direte che sono i vostri risparmi?»
«Nossignore, come vi ho detto non ho mai visto quelle banconote. I miei risparmi sono depositati al Banco di Roma e purtroppo non ammontano a neppure un terzo di quella somma.»
Delle Piane tamburellò con le dita sulla scrivania per alcuni secondi, poi ordinò al graduato di prendere la mazzetta e di verbalizzarne il sequestro. E di indicare nell’atto i numeri di serie della cartamoneta. Infine, con un gesto perentorio, invitò i quattro agenti che lo accompagnavano a procedere con la perquisizione della mia stanza. Erano imbarazzati quasi quanto me, tanto che mi rivolsero una timida occhiata di scuse e cominciarono a rovistare nell’armadio con una delicatezza che non era loro abituale. Fino al giorno prima ero il loro diretto superiore. Barbagallo invece non era presente. Conoscendo il nostro vecchio e saldo rapporto di amicizia, il comandante aveva preferito tenerlo fuori da quella faccenda e gliene fui grato.
Mentre gli uomini frugavano tra la mia biancheria e gli effetti personali, il colonnello mi prese in disparte e mi parlò con tono grave.
«Vi assicuro che non so che cosa pensare, Morosini, ma c’è una denuncia contro di voi.»
«Di cosa sono accusato?»
«Concussione. Un impresario sostiene di essere stato costretto a darvi del denaro.»
Rivolse lo sguardo verso il graduato che in quel momento stava controllando e annotando i numeri di serie delle banconote trovate nel mio cassetto.
«Per la precisione diecimila lire.»
Fu in quel momento che silenziosamente mi feci quelle domande inquietanti, dandomi anche la risposta: il prezzo dell’onore di Aldo Morosini, per oltre vent’anni al servizio del Re e della patria con l’uniforme dei reali carabinieri e ora inquadrato nella nascente Polizia dell’Africa italiana, ammontava a diecimila lire. (…)

*Giorgio Ballario, Il prezzo dell’onore, Edizioni del Capricorno, 300 pagine, 14 euro

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Giorgio Ballario

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