Giornale di Bordo. “Mai ascari”: Berlusconi, la guerra e il governo Meloni che verrà

Scrive il prof. Enrico Nistri: "Non bisogna dimenticare che il Patto Atlantico è un’alleanza difensiva, non offensiva, e che determinate scelte, come inviare istruttori ad addestrare le truppe ucraine potrebbero essere percepite da Mosca come dichiarazioni di guerra. Altro è essere leali con gli alleati di sempre, altro trasformarsi per esigenze di legittimazione negli ascari fedeli di Biden"

Un sondaggio sui temi della guerra

Come molti sacerdoti si consolano di avere fatto voto di celibato ascoltando le confessioni delle mogli, così molti esponenti della sinistra si consolano della batosta elettorale del 25 settembre ascoltando le esternazioni di Berlusconi. Pensare che l’inequivoco successo elettorale riportato dal centrodestra (più destra che centro) possa essere inficiato dall’incontinenza verbale di colui che ne fu lo storico leader costituisce un non indifferente motivo di conforto, all’indomani di una sconfitta annunciata e in parte voluta. Oltre tutto, a far intonare a Letta & C. il coretto “meno male che Silvio c’è” non è solo il fatto che Berlusconi abbia sbandierato le venti bottiglie di vodka regalategli da Putin (sacrificio modesto: il presidente russo è astemio) e che la Meloni sia stata costretta a replicargli seccamente, o che con piglio da padrone delle ferriere il Cavaliere abbia rinfacciato alla premier in pectore che il suo fidanzato è un suo dipendente. Senza contare che il fatto che fra la ristretta nomenclatura ammessa ad ascoltare le esternazioni del presidente di Forza Italia vi sia stato qualcuno pronto a registrarle e a favorirne la divulgazione induce a rimpiangere il tempo in cui l’ossatura di Forza Italia era costituita da fedeli dipendenti Mediaset, che magari capivano poco di politica, ma avevano la sana abitudine di mantere il segreto d’ufficio.

Eppure, c’è un però. Non tutto quello che Berlusconi ha detto pensando che le sue parole non  sarebbero state divulgate (o sperando che lo fossero?) è lontano come si pensa dal comune sentire degli italiani, anche e forse soprattutto di quelli che votano a destra, per la Lega, per Forza Italia e credo anche per il partito della Meloni. Questo non vuol dire che la maggior parte dei miei connazionali consideri Putin uno stinco di santo e che i suoi bombardamenti su obiettivi civili incontrino il loro consenso (neanche inglesi e americani nel corso dell’ultima guerra andarono però troppo leggeri: oggi 20 ottobre ricorre l’anniversario della strage di Gorla). Ma neppure Zelensky, questo presidente troppo simile a un influencer, col suo passaggio troppo repentino dai tacchi a spillo alla felpa paramilitare, incontra le simpatie degli italiani. Le sue continue richieste di un ulteriore coinvolgimento dell’Unione Europea e della Nato, i suoi ricatti morali, il suo rifiuto di avviare trattative cominciano a stancare. E non si tratta solo di una sanciopanzesca insofferenza per l’effetto boomerang delle sanzioni, ma di una legittima preoccupazione per una escalation del conflitto, visto che la Russia, come si diceva ai tempi della guerra fredda, è una pompa di benzina con annesso arsenale atomico. Altro è preoccuparsi di dover abbassare di qualche tacca il termostato, altro provare l’incubo di un conflitto termonucleare destinato ad alzare di qualche migliaio di gradi la temperatura del pianeta, con buona pace delle anime belle che si preoccupano per il riscaldamento globale e pretendono di farci rottamare i vecchi diesel a favore dei veicoli elettrici.

Di queste legittime preoccupazioni diffuse nell’opinione pubblica farà bene a tener conto Giorgia Meloni, nelle sue future auspicabili vesti di presidente del Consiglio. La leader di Fratelli d’Italia ha fatto e farà benissimo a ribadire la sua fedeltà all’Alleanza Atlantica, che appartiene alla storia della destra italiana fin dagli anni Cinquanta. Su questo tema Fdi non ha certo da prendere lezioni dagli eredi di chi al tempo degli euromissili inondava le piazze con lo slogan “meglio rossi che morti” o scandiva nei cortei “via la Nato dall’Italia, via l’Italia dalla Nato”. Ma non bisogna dimenticare che il Patto Atlantico è un’alleanza difensiva, non offensiva, e che determinate scelte, come inviare istruttori ad addestrare le truppe ucraine potrebbero essere percepite da Mosca come dichiarazioni di guerra. Altro è essere leali con gli alleati di sempre, altro trasformarsi per esigenze di legittimazione negli ascari fedeli di Biden.

@barbadilloit

Enrico Nistri

Enrico Nistri su Barbadillo.it

Exit mobile version