Giornale di Bordo. Le ironie su Speranza positivo al Covid e le libertà

Una riflessione su pandemia ed effetti collaterali sulle vite dei cittadini

Roberto Speranza e il libro Feltrinelli

La notizia che è risultato positivo al Covid il ministro della Salute Roberto Speranza (per altro in buona compagnia: la stessa disavventura è capitata anche ad Anthony Fauci) ha suscitato prevedibili ironie. C’è chi ha commentato augurandogli “tachipirina e vigile attesa. E un lungo isolamento”; né è stato l’intervento più caustico. Ma non è questo che mi ha colpito. Quello che mi colpisce è la constatazione che l’infortunio in cui è incappato il ministro non provocherà probabilmente una resipiscenza. Detto in altri termini, ognuno continuerà a pensarla allo stesso modo, fra i comuni normali, ma anche fra gli addetti ai lavori.

Il fatto che il plurivaccinato Speranza, che si metteva la mascherina anche per andare a pranzo, si sia preso anche lui il Covid rafforza evidentemente gli scettici nei confronti dell’utilità del siero. È molto probabile, però, che il ministro esca rafforzato nel suo convincimento che la pandemia non sia stata ancora debellata e che quindi occorra andare avanti nell’imposizione delle mascherine e magari nella morte civile per i no-vax. E’ strano come tanti atlantisti di complemento guardino con invidia alla Cina comunista, che impone con i fucili mitragliatori l’isolamento a interi quartieri.

Non entro nel merito della questione; mi limito a constatare come un dibattito scevro da personalismi e ideologismi su dati empirici sia divenuto pressoché impossibile: ognuno interpreta gli eventi a modo suo, fondandosi su intimi convincimenti di natura ideologica o su simpatie e antipatie personali, piuttosto che sulla realtà effettuale. E dire che la medicina è stata una scienza empirica e non dogmatica, perché fra le cellule del corpo due più due non sempre fa quattro. O meglio lo è stata sino all’avvento dei famigerati “protocolli”, che fanno del medico uno squallido monsù travè.

Ben maggiore preoccupazione suscita in me la notizia che il Governo italiano ha concesso il 21 giugno scorso al Centro internazionale per l’ingegneria genetica e la biotecnologia non solo l’utilizzazione a titolo gratuito di uno stabile demaniale a Trieste e un congruo finanziamento, a spese, come ovvio, del contribuente, ma l’immunità diplomatica per quanti vi operano. Si sono poste le premesse per la creazione sul territorio nazionale, ma con i privilegi dell’extraterritorialità, di un centro di bioingegneria: notizia quanto meno inquietante, in un’Italia che sta scontando da oltre due anni le conseguenze di quanto avvenuto nel laboratorio cinese di Wuhan.

Quando ho scoperto la notizia consultando alcuni siti cattolici integralisti, da Renovatio 21 a Stilum Curiae di Marco Tosatti, ho paventato si trattasse di una delle cosiddette fake news: bisogna sempre fare la critica delle fonti. Una breve ricerca mi ha fatto scoprire che l’intesa effettivamente c’è, che l’accordo è stato autorizzato con una legge approvata dal Parlamento e che il suo testo è a disposizione di quanti intendano conoscere sulla Gazzetta Ufficiale (gli scettici potranno consultarlo sul sito https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2022-06-15&atto.codiceRedazionale=22G00074&elenco30giorni=true).

Può darsi che a Trieste si realizzeranno esperimenti utili, anche se ho i miei dubbi; ma la segretezza che ha circondato e circonda l’operazione suscita in me più di un sospetto. Chi chiede l’inviolabilità e l’immunità da inchieste, anche giudiziarie, lascia il sospetto di avere qualcosa da nascondere. Del resto, che il Covid sia nato in un laboratorio dove si cercava (o si sosteneva di cercare) di assicurare migliori condizioni di vita all’umanità è ormai messo largamente in discussione: alla favola del pipistrello mutante fra qualche anno si crederà meno che ai miti dell’antica Grecia. Quanto a Speranza e a Fauci, auguro a entrambi un rapida guarigione: dalla variante Omicron come dalla loro pretesa di conculcare in nome di un’emergenza che non è più tale le più elementari libertà della vecchia Europa.

@barbadilloit

Enrico Nistri

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