Contraddirsi è vivere : FT Marinetti secondo l’antropologa Milena Contini

La studiosa ha dedicato al fondatore del futurismo il saggio "Le Afriche di Marinetti"

Le Afriche di Marinetti

Milena Contini studia senza nostalgia e senza pregiudizi l’antropologia dell’ideatore e animatore del futurismo. Lo fa nel saggio Le Afriche di Marinetti (Aracne Editrice, pp. 348, euro 20), spiegando: “L’Africa accompagna Marinetti dai primi vagiti fino alla rievocazione della terra natia nelle pagine di Una sensibilità italiana nata in Egitto, testo abbozzato poco prima della morte”. 

Prima Africa di Marinetti: quella della nascita egiziana ad Alessandria (1877). Seconda Africa: quella dello sbarco in Tripolitania, da giornalista, durante la guerra tra Regno d’Italia e Impero Ottomano (1911-1912). Terza Africa: quella da militare, volontario durante la guerra tra Regno d’Italia e Impero Etiopico (1935-1936). 

Professoressa Contini, considerare Marinetti oggi impone il confronto con valori talora opposti a quelli odierni della borghesia. E poi oggi, più che la tirannia ventennale, nel fascismo si aborre il razzismo introdotto a fine 1938. Però razzista Marinetti non era… 

“Il rapporto di Marinetti col razzismo è contraddittorio. Da un lato non partecipò alle crociate xenofobe di molti suoi camerati fascisti, dimostrò anzi di essere favorevole al ‘meticciato’ (ovvero la moderna ‘fusione etnica’) e in alcune opere, come Il tamburo di fuoco (1922), propose dichiarazioni avvicinabili addirittura a quelle del panafricanismo e del futuro movimento culturale négritude.” 

FT Marinetti

Marinetti non si incasella?

“Nonostante ciò che dicevo, Marinetti inserì nei propri scritti estemporanee fiammate razziste, che vanno sì contestualizzate in un panorama italiano, e in generale europeo, di diffusa xenofobia, ma che risultano ugualmente e, potremmo dire, istintivamente insopportabili per il lettore moderno”. 

Eppure Marinetti non approvò le leggi razziali…

“E’ vero, ma la presa di posizione di Marinetti contro le leggi razziali del 1938 è stata ridimensionata ed è stata sottolineata l’ambiguità di alcune sue iniziative”. 

Agli albori del fascismo c’erano vari ebrei: Eucardio Momigliano, Guido Jung, Margherita Sarfatti… E allo zenith del regime Marinetti discordava da Preziosi, Interlandi, Landra, Pende ed Evola.. 

“Marinetti tuonò sulle pagine di Artecrazia contro la meschina ipocrisia della virata razzista del regime e sottolineò in più luoghi la propria avversione per Hitler e i nazisti, oppositori e nemici del futurismo (Alfred Rosenberg aveva più volte oltraggiato il futurismo e stigmatizzato il suo fondatore come bolscevico ed ebreizzato)”. 

Mafarka il futurista

Marinetti fascista antinazista, come Longanesi, Balbo, Bottai, Grandi

“Come loro, Marinetti non abbandonò il fascismo dopo la promulgazione delle leggi: restò camicia nera fino alla fine, ingoiando il rospo delle leggi razziali, piuttosto che contestare il movimento politico che aveva tenuto a battesimo nel 1919. E che gli permetteva, pur tra molte difficoltà, di continuare a promuovere il proprio movimento”

Veniamo a Marinetti e il colonialismo.

“Marinetti fu sempre favorevole all’espansione coloniale italiana: nel 1911 promosse la guerra di Libia con manifestazioni e comizi, convinto com’era che la ‘Quarta sponda’ non fosse affatto lo scatolone di sabbia descritto dal federalista socialista Gaetano Salvemini o il mucchio di letame disegnato da Mussolini  (che, oltre dieci anni prima di diventare il Duce, fu incarcerato dopo una protesta di piazza contro la conquista della Cirenaica e della Tripolitania)”.

Marinetti come raccontava agli italiani la Quarta sponda? 

“Come ‘terra feconda perfidamente mascherata di sabbia’! Del resto Filippo Tommaso come incitatore si trovava in buona, e non scontata, compagnia: si pensi ai discorsi a favore dell’occupazione della Tripolitania e della Cirenaica del mite Pascoli (La grande proletaria si è mossa) e del premio Nobel per la pace, Ernesto Teodoro Moneta… 

Poi verrà l’impresa etiopica…

“Ventiquattro anni dopo la guerra italo-turca, Marinetti, fedele al proprio anelito bellicista, appoggiò la campagna d’Etiopia. Non colse come l’aggressione ‘dell’Abissinia’ fosse anacronistica e comportasse un’emorragia di liquidi e un forte impiego di forze umane, a fronte di un ‘posto al sole’ davvero relativo”. 

Una edizione Antica di “Mafarka”

Marinetti si arruola per l’Etiopia in età quasi pensionabile; e in età pensionabile si arruola per la Russia.

“Se la guerra libica era stata un’esperienza ‘castrata’ per Marinetti, costretto a fare il reporter e non il soldato, nella conquista nel Corno d’Africa poté vivere appieno la vita militare, già saggiata con entusiasmo nella Grande Guerra. Quando si aprirono i reclutamenti, scrisse: ‘Caro Mussolini, desidero battermi per l’Italia in Africa’. Del resto, Marinetti non esiterà nemmeno a partire volontario per il fronte russo il 27 giugno 1942, nonostante i sessantasei anni, la gastroenterostomia, dalla quale non s’era ripreso completamente, e la recentissima laparotomia”.

E come se la cavò?

“A Kantemirovka, sulla riva destra del Don, nell’odierna Ucraìna, vivrà in un’isba gelida tra topi e

sporcizia, nutrito ed equipaggiato in modo inadeguato, ma ciò che lo disturbava di più, in verità, era la

vicinanza dell’esercito tedesco, sgraditissimo alleato. I tedeschi proprio non li poteva digerire…”

Le donne… Anche in questo Marinetti non era un tipo semplice.

“Filippo Tommaso galleggia tra maschilismo, talvolta con punte di atroce misoginia, e una particolare rivisitazione futurista del femminismo: nel primo Manifesto (1909), glorifica ‘il disprezzo della donna’, salvo poi spiegare, nella premessa alla traduzione italiana del romanzo Mafarka il futurista (1909), che con quella frase non voleva mettere in discussione ‘il valore animale della donna, ma l’importanza sentimentale che le si attribuisce’

Prosegua, la prego. 

“Marinetti affronterà il tema dell’emancipazione femminile, sostenendo la causa delle suffragette (nella primavera 1913 manifesterà al loro fianco a Londra) e auspicando l’entrata delle donne nella vita parlamentare. Nel Manifesto del partito futurista (1918) si leggono, infatti, tra le proposte: ‘Suffragio universale uguale e diretto a tutti i cittadini uomini e donne’ e ‘Abolizione dell’autorizzazione maritale. Divorzio facile’”. 

Non era un conformista per quell’epoca. Va ricordato che il voto femminile verrà solo nel 1946.

“Attenzione, però. Dopo aver dichiarato di non aver messo in discussione ‘il valore animale della donna’, nel romanzo Mafarka, Marinetti esorta gli uomini del futuro a liberarsi della dipendenza dalla vulva e arriva a dichiarare che ‘è possibile procreare dalla propria carne senza il concorso e la puzzolente complicità della matrice della donna’.

Marinetti oscilla tra gli estremi. Talora forse le sue parole esprimono alti e bassi personali. 

“Nelle pagine di Come si seducono le donne (1917) e i racconti di Gli amori futuristi (1922) e Novelle con le labbra tinte (1930) si avvertono esalazioni machiste e ‘testosteroniche’ nel rappresentare la donna, pur forte e indipendente, come preda. O predatrice”. 

C’è la comune, anche oggi, misoginia… 

“Affiora in altre opere: Seconda risposta alle frottole turche, pubblicato in calce a La Battaglia di Tripoli del 1912, e il Poema africano del 1937. Nel primo dei due scritti, Marinetti nega gli stupri subiti dalle libiche, oltraggiando e denigrando le vittime come ‘nauseabonda mandria’ ululante. Insomma, anche nell’ambito della questione femminile Marinetti diede prova di contraddittorietà: del resto, Filippo Tommaso nel Discorso futurista agli Inglesi (1910) si era già tolto da ogni imbarazzo in merito, sentenziando: ‘Contraddirsi è vivere’”.

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Nicola Caricola

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