Contro il Messi-capitalismo. Tornerà Eric Cantona e li spedirà all’inferno del football

L'oligopallone dei petrodollari, Messi convertito a Parigi e un vecchio spot Nike che pare una profezia

Fu in quel giorno che una forza maligna emerse dalle viscere della terra per distruggere il gioco più bello.

Il petrolio inquina, soprattutto il calcio. Il Paris Saint Germain prende pure Messi e completa l’album delle figurine. Non è un sogno, è un incubo. Un po’ come in quello spot indimenticabile della Nike con Eric Cantona. Con le orde biancorossoblù parigine nel ruolo delle armate infernali.

Nemmeno la multinazionale ebbe il coraggio di allestire una squadra intera e tutta di altissimi e chiarissimi campioni per contrapporsi alle forze del Male. In porta c’era Jorge Campos, portiere messicano più pittoresco che efficace. E poi c’era Kluivert, che al Milan ha lasciato sbiaditi ricordi di rancore. E niente poco di meno che Tomas Brolin, il vichingo nano, più Loki che Thor. Eroe a Parma, “calciatore più scarso della storia” in Premier. Dietro solo all’impostore Ali Dia, uno che tutto fu tranne che calciatore. Ma, soprattutto, non osò mettere loro addosso la stessa maglia. Per ovvi motivi, chiaramente.

Rui Costa, Figo, Kluivert, Davids, Ronaldo, Cantona, Maldini, Brolin e Wright. E Campos. Bulli come i diavolacci dello spot, i parigini spendono e spandono grazie alla complicità di norme astuse e inintellegibili. Fair play finanziario, dicono. E sermoneggia la Uefa, arbitro cieco col Psg, guardalinee col molosso al guinzaglio con chiunque altro. Straparla di etica e scomunicando quei cialtroni della SuperLega. Intanto gli sceicchi infilano colpi a effetto, i petrodollari sgomitano, i procuratori si arricchiscono e straparlano manco fossero i nuovi virologi, che, nel frattempo, hanno usurpato il trono della Somma Sapienza agli chef. Non c’è modo per opporsi. Sono tanti, sono forti, sono pronti a tutto.

Mentre tutto questo accade, l’Europa prega. Incessante, una salmodia silenziosa tenta di arrivare alle orecchie dure, troppo dure, degli dei. Che si convincano, un’altra volta, a scendere in campo contro le forze delle Tenebre. Bello e coraggioso, elegante e solare, Apollo indossi ancora i riccioli e la maglia di Paolo Maldini blindando la difesa e innescando il contropiede. Che Davids, torreggiante come Poseidone, la prenda ancora di testa ispirando la rovesciata lunga di Loki Brolin.

Che la palla, dunque, arrivi all’inafferrabile Proteo, Ronaldo il fenomeno, che dribbli tutte le scemenze che ci tocca sopportare in questo pallone di sponsor e social media manager, passandola a Eric Cantona. Guerriero divino, completamente folle. Non della pazzia di Parsifal. Non eroe di Camelot ma ribelle di Marsiglia. Che si alzi il bavero, di nuovo. E scagli in porta la sua potentissima castagna bucherellando il demone Dollarumma. “Au revoir”, potente come un film di Ken Loach mentre fuori c’è la tempesta e nessun Charles Dickens che la racconti.

Giovanni Vasso

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