La SuperLega è come la Corazzata Potiomkin di fantozziana memoria. Un’idea gretta che contrabbanda per “futuro dello sport” qualcosa di estremamente prosaico come il business. Che, sia chiaro, c’è sempre stato persino nel futbol’ proletario e dilettantistico per decreto (e per finta…) dell’Unione Sovietica.
Inutile girarci troppo attorno: il pallone è irrazionale, non ha alcun senso seguirlo se non si può sognare. Anche l’ultimo tifoso della più scalcagnata squadretta di periferia ha un sogno. Che non sarà la raccolta delle coppe in stile Real Madrid, magari si limiterà a una grandissima prestazione contro i “cugini” del paese a fianco oppure – sogno arditissimo – un turno in Coppa contro qualche blasonato squadrone. E magari fargli sputare sangue per passare. Perché il pallone rotola e fa quello che vuole e perciò Davide contro Golia è l’archetipo che fa del calcio una passione globale, altro che Wags e chiappe al vento.
Fateci caso: perché a distanza di decenni gli appassionati ricordano con una lacrimuccia il Castel di Sangro glorioso di Osvaldo Jaconi o la dura legge del Partenio dell’Avellino ai tempi del nostro nume tutelare Barbadillo oppure lo scudetto del Verona di Bagnoli o della Samp di Vialli e Mancini? Perché la poesia dello sport, al di là del football, è quella dell’impresa impossibile non dell’impresa economica. Ma l’impresa economica, a ogni impresa sportiva (degli altri…), perde tifosi (occasionali e corteggiatissimi), dunque introiti e incassa colpi funesti dai diritti tv. Meglio portar via il pallone e giocarsela tra pari.
La SuperLega è un atto di prepotenza e di irresponsabilità da parte dei “grandi”. Ma l’Uefa, che pure si lamenta, è meglio che taccia: ha evocato lei il grande mostro che oggi ne minaccia primazie, affari e leadership. Il calcio ha innescato una parabola sempre più astratta e autoreferenziale e ha creduto di poter farsi perdonare i suoi vizi e le sue contraddizioni con le magliette di impegno civile. È ovvio che si tratti di una mossa politica da parte dei top club, è altrettanto ovvio che coloro i quali hanno portato e auspicato la trasformazione degli stadi in teatri di gala prima e terreno di sperimentazioni digitali poi “rosicano” perché l’idea questa volta non la controllano.
I più ottimisti dicono che di fronte a quest’atto tracotante, la gente tornerà a frequentare il calcio che resterà fuori dalla festa organizzata, a proprio uso e consumo, dai top club. E diteci, quanto conterà vincere lo scudetto in un campionato in cui Juve, Inter e Milan non ci saranno o, quantomeno, ci saranno a scartamento ridotto?
Ps: perché mancano le squadre tedesche dall’esclusivissimo (e autoreferenziale) gruppo dei “club fondatori”? Fosse che il Bayern Monaco non ha un palmares abbastanza prestigioso da figurare nella stessa lega con il Manchester City o il Tottenham che insieme non hanno vinto meno della metà dei titoli di cui può fregiarsi la buon’anima dello Skonto Riga?
A me non piace l’idea. Comunque PSG, Bayern e Borussia Dortmund, invitate, per ora nicchiano…
E invece io dico, provocatoriamente, BEN VENGA! Che si tolgano una volta per tutte con il loro strapotere economico in tornei nazionali ed internazionali dove ormai il copione è già scritto e i nomi son sempre gli stessi…. pagherei per una finale di Champions League Atalanta – Leeds (Gasperini vs. Bielsa)
Malloppo tutto da costruire. Per ora solo debiti… E non mi pare neppure una buona idea. Piuttosto di potrebbe rimpolpare la CL togliendo un po’ di partite di qualificazione con le Nazionali, che interessano sempre di meno. Ma se nella Svizzera non ci sono svizzeri, se da noi ed altrove imperversano gli Emerson e Jorginho, che manco giocano in squadre italiane, ma chi se ne frega più della Nazionale che gioca contro l’Estonia o la Moldavia…
L’idea della Superlega è certamente malsana e spero venga accantonata al più presto. Ma se i maggiori club europei vogliono crearsi un torneo continentale tutto loro, la responsabilità è solo e unicamente dell’UEFA, che negli ultimi anni ha commesso troppi e troppi errori in nome del fattore business che viene assolutizzato. Innanzitutto il primo errore è l’aver modificato in continuazione il format della Coppa dei Campioni o Champions League per gli amanti degli anglofonismi. 32 squadre sono troppe, bisogna ridurre il numero limitando la qualificazione al torneo alle sole prime e seconde classificate dei campionati di massima serie belga, francese, inglese, italiano, olandese, portoghese, russo, spagnolo e tedesco, e alle sole vincenti degli altri campionati di massima serie delle altre federazioni associate all’UEFA. Inoltre, bisogna ridurre il numero di federazioni calcistiche associate all’UEFA escludendo quelle di Azerbaijan, Israele, Kazakistan e Turchia, la cui presenza nella confederazione non ha alcun fondamento storico-politico e geografico, e pertanto devono fare parte dell’AFC, la confederazione asiatica. Discorso diverso per Armenia, Cipro e Georgia, che possono essere considerate delle “enclave” europee in Asia, e le loro federazioni trovano giusta collocazione nell’UEFA. Penso sia lecito da parte dei club che vogliono crearsi la Superlega, incrementare i propri introiti, ma il crearsi un torneo esclusivo non è la strada maestra. Ci vuole più qualità e meno quantità, quindi ridurre la partecipazione delle squadre partecipanti alla CL. Penso che anche la vincente di un campionato minore come può essere quello maltese, lussemburghese, kosovaro, ecc., abbia diritto a giocare contro il Real Madrid, la squadra più titolata al mondo, anche se è sicuro che verrà travolta a suon di goal.
Quando le suadre di calcio, da club sportivi, sono diventate Spa, si è messo in moto un meccanismo purtroppo inarrestabile. Quando si è permesso che squadre italiane assoldassero stranieri come i nostri staterelli del medioevo o del rinascimento assoldavano mercenari (io rimpiango il tempo degli “oriundi”) era fatale che la situazione degenerasse. Spero di non finire in galera se dico che rimpiango Benito: Benito Fornaciari, ovviamente, il presidente del Borgorosso Football Club che arringa con pose ducesche la folla tumultuante dal balcone di casa e poi ingaggia a sue spese Sivori…
L’ultima dote che ha un AA è far soldi o essere molto cauto nello spendere! Mi pare che ci sia improvvisazione, poca competenza, ingenuità…