La Forza della Poesia. L’ironia (malinconica) dei versi di Soffici e la passeggiata con Palazzeschi

La rubrica di Sandro Marano dedicata ai versi raccolti in una silloge futurista

Un quadro di Sofficisoffici

«Palazzeschi, eravamo tre,
Noi due e l’amica ironia,
A braccetto per quella via
Così nostra alle ventitré.

Il nome, chi lo ricorda?
Dalle parti di San Gervasio;
Silvio Pellico o Metastasio;
C’era sull’angolo in blu.

Mi ricordo però del resto:
L’ombra d’oro sulle facciate,
Qualche raggio nelle vetrate;
Agiatezza e onorabilità.

Tutto nuovo, le lastre azzurre
Del marciapiede annaffiato,
Le persiane verdi, il selciato,
I lampioni color caffè;

Giardinetti disinfettati,
Canarini ai secondi piani,
Droghieri, barbieri, ortolani,
Un signore che guardava in su;

Un altro seduto al balcone,
Calvo, che leggeva il giornale,
Tra i gerani del davanzale
Una bambinaia col bébé;

Un fiacchere fermo a una porta
Col fiaccheraio assopito,
Un can barbone fiorito
Di seta, che ci annusò;

Un sottotenente lucente,
Bello sulla bicicletta,
Monocolo e sigaretta,
Due preti, una vecchia, un lacchè.

– Che bella vita – dicesti –
Ammogliati, una decorazione,
Qui tra queste brave persone,
I modelli della città.

Che bella vita, fratello! –
E io sarei stato d’accordo;
Ma un organetto un po’ sordo
Si mise a cantare: Ohi Marì…

E fummo quattro oramai
A braccetto per quella via.
Peccato! La malinconia
S’era invitata da sé.»

L’ironia accompagna la passeggiata di Ardengo Soffici con l’amico poeta Palazzeschi fin dai primi versi della poesia intitolata Via che è tratta da Intermezzo, un piccolo gruppo di liriche di poco successive a Bif&ZF + 18. Simultaneità. Chimismi lirici del 1915, la raccolta che insieme a L’incendiario (1913) di Aldo Palazzeschi, a Città veloce (1919) di Luciano Folgore e ad alcune liriche di F. T. Marinetti e di Emilio Notte rappresenta forse quanto di più poeticamente valido produsse il Futurismo.

Una passeggiata all’insegna dell’ironia

Via segna il passaggio dalla poetica futurista a una più tradizionale ed è strutturata in quartine di ottonari e novenari con rime baciate nel 2° e 3° verso. È ormai lontano il tempo dell’esaltazione futurista del poeta per la città moderna, in cui è bello «nuotare come un pesce innamorato» e dove «il clamore dell’elettricità, del gas, dell’acetilene e delle altre luci fiorite nelle vetrine» e «le automobili venute di per tutto» (Crocicchio) hanno ormai soppiantato la natura. I valori che il contesto urbano ora suggerisce sono «agiatezza e onorabilità». Le rassicuranti scene di vita quotidiana sono guardate con un pizzico di ironica condiscendenza.
Tuttavia, risvegliato da una canzonetta, il ricordo d’amori giovanili introduce un senso di malinconia che contrasta col decoro borghese. È passata invano la giovinezza? Grazie al suo intatto vitalismo Soffici riesce ancora a strapparci un sorriso. Ironia e malinconia però accompagnano ormai la passeggiata del poeta.

(Fine 4^ parte)

Sandro Marano

Sandro Marano su Barbadillo.it

Exit mobile version