Fino alla fine. La Juve, il ritorno di Allegri e i pericolosi alibi per eventuali flop in Champions

Riflessioni in bianconero di Giuseppe Pollicelli su una sibillina riflessione sul Dna italiano della Vecchia Signora

Massimiliano Allegri

A pochi giorni dall’ufficializzazione del ritorno di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus, voglio soffermarmi su una riflessione fatta lo scorso marzo dal tecnico livornese durante una trasmissione di Sky di cui era ospite. In sintesi, Allegri ha detto: «Bisogna tenere conto del Dna delle squadre. Prendiamo il Milan e la Juve, che ho allenato entrambe. Il Milan riflette le caratteristiche di Berlusconi, uno che dopo aver acquisito la società rossonera si presentò a San Siro in elicottero; la Juve rispecchia i tratti della più importante famiglia italiana, quella degli Agnelli, il suo senso del dovere da cui discende la missione di vincere attraverso il sacrificio. La Juve è più operaia, il Milan ha maggiormente il senso dello spettacolo, per questo la Vecchia Signora ha vinto tanto in Italia e il Milan di più in Europa». Premesso che, a mio avviso, questa storia del Dna è abbastanza una boiata, essendo innumerevoli i fattori (programmabili e non programmabili) che, nel corso del tempo, determinano la fisionomia e le caratteristiche delle formazioni di volta in volta espresse da una medesima società di calcio, ho la sensazione – per non dire il sospetto – che tale pseudo-argomento venga usato per mettere le mani avanti, in particolare rispetto al possibile percorso europeo della Juventus. Si esce agli ottavi di Champions League contro un avversario indiscutibilmente meno forte? Beh, dipende dal Dna bianconero. Sarebbe davvero ora di accantonare questo debole alibi, soprattutto da parte di chi, come Allegri, è fautore di un gioco fondato sull’equilibrio tattico e una speciale attenzione per la fase difensiva. Il mister dei cinque scudetti consecutivi, infatti, non si rende conto di contraddirsi: se anche lui – nel postulare un presuntissimo Dna bianconero contrapposto a un non meno presunto Dna milanista – avalla l’equivalenza “calcio spettacolare = vittorie europee”, finisce per dare ragione ai suoi più accaniti antagonisti, a cominciare dall’inviso “belgiochista” Daniele Adani. Il ragionamento, insomma, è quanto mai fallace e non rende giustizia all’acume e alla sapienza calcistica allegriani: anziché il muso, esso ha di corto solamente il respiro.

Giuseppe Pollicelli

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