Addio a Kentaro Miura, il geniale creatore di Berserk

Se ne va il creatore di un universo fantasmagorico

Il 6 maggio, lo apprendiamo oggi, uno dei più grandi mangaka degli ultimi trent’anni se n’è andato improvvisamente, lasciando purtroppo la sua opera incompiuta.  Si tratta di Kentaro Miura, il padre di Berserk, che definire un semplice manga sarebbe limitante. La storia di Gatsu, il Guerriero Nero, è arte, poesia, paura, orrore, filosofia, esoterismo. Il bene e il male che si scontrano, si confondono. Odio, amore, morte. Simbologia esoterica che si scontra con la religione e il nichilismo. Un capolavoro della cultura giapponese miscelato con la cultura europea. Ma andiamo con ordine.

Kentaro Miura, nato nel 1966, è stato un talento precoce nell’ambito dei manga, che disegna sin da bambino e pubblica nelle riviste scolastiche. Inizia a farsi poi un nome sulle riviste ufficiali, che in Giappone sono il veicolo primario di diffusione dei fumetti, arrivando a proporre Berserk nel 1988. Dall’anno successivo inizia la pubblicazione regolare delle storie, fino alla sua morte.

Il fumetto è dirompente e si diffonde in tutto il mondo. L’ambientazione è horror fantasy. Il protagonista, Gatsu, è un guerriero letale dal passato inizialmente sconosciuto. In un lungo flashback veniamo a sapere che, nell’Europa dilaniata dalla Guerra dei cent’anni il giovane guerriero si era unito ad un’armata invincibile, comandata dal Falco, un condottiero talmente carismatico da riuscire a diventare favorito del re. Il problema è che il suddetto Falco, per diventare un componente della Mano di Dio, quindi un dio (o un demone) sacrifica tutta la sua armata nella notte dell’Eclisse. Da li si dipana una storia fantasmagorica, in cui gli unici sopravvissuti, Gatsu e la sua amata, sono diventati dei marchiati, predestinati a vivere a metà fra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il Guerriero Nero passa le sue notti a combattere contro esseri mostruosi e gira il mondo uccidendo gli Apostoli, uomini che si sono venduti al male e si trasformano in entità disgustose e perfide.

La storia, fino a qui abbozzata a grandi linee, si dipana in una serie incontri con amici e nemici delle nature più disparate, con personaggi tipici del folklore europeo e della tradizione giapponese, con richiami espliciti alla Cabala e allo gnosticismo, alla filosofia e alla teologia.

Oltre alla ricchezza dei contenuti, il fumetto di Miura è caratterizzato da una capacità espressiva notevole. L’orrore e il terrore assumono una forma definita, i sentimenti sono delineati nei volti e nei movimenti dei personaggi, che si spostano plasticamente da una vignetta all’altra. C’è spazio però anche per sentimenti positivi, relegati però a brevi intervalli fra le situazioni allucinanti vissute dai protagonisti. Berserk è infatti un eterno Chaos, in cui tutto si mischia e si confonde. Il punto è che l’apparente disordine è in realtà un’espressione di genio.

Miura purtroppo se n’è andato a 54 anni senza concludere la sua opera colossale. Non sappiamo se qualcuno sia pronto a prenderne l’eredità. Sappiamo solo che il suo immaginario ci mancherà.

Francesco Filipazzi

Francesco Filipazzi su Barbadillo.it

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