Der Arbeiter 4.0. L’esempio Danimarca: “diluire” le nuove tecnologie per cogestire l’innovazione

La rubrica di Mario Bozzi Sentieri sul lavoro che cambia: la nuova frontiera della produzione

Il caso Danimarca (da Twitter)

La necessaria definizione del cambiamento per il “futuro del lavoro” richiede un ruolo produttivo dei governi con una strategia che connetta organicamente, all’interno della nuova rivoluzione tecnologica,  i temi economici, del lavoro, dell’istruzione, delle competenze. Niente a che fare, insomma, con l’idea del laissez-faire, tipico del liberismo economico, contrario all’intervento dello Stato nel sistema economico. Di danni questa teoria ne ha fatti abbastanza e ancor più rischia di farne in una fase di trasformazione epocale, qual è quella dell’Industria 4.0.

Occorre piuttosto lavorare per integrare le nuove tecnologie con  i preesistenti sistemi  produttivi e con le rispettive modalità lavorative. 

Un buon esempio europeo è quanto realizzato in Danimarca con il Denmark’s Disruption Council, presieduto dal primo ministro e che ha coinvolto sette ministri e 29 membri della società civile (dalle organizzazioni dei lavoratori a  diversi CEO di aziende), con l’obiettivo di identificare gli elementi di una strategia di innovazione e sviluppo del Paese sulla base di una valutazione (non solo a tavolino, ma anche itinerante) dell’impatto dell’automazione sulla produttività e sui lavori.

Il progetto è sintetizzato nel documento “Prepared for the future of work.  Follow-up on the Danish Disruption Council”, diffuso,  nel febbraio 2019,  a cura del Ministero Danese del Lavoro.

In premessa sono stati identificati  quattro temi rispetto a cui  sarà necessario un impegno speciale al fine di  raggiungere gli obiettivi del progetto di trasformazione ed integrazione: 

• Uno stato sociale prospero con solo piccole divisioni sociali. 

• Istruzione futura in un mondo digitale. 

• Imprese competitive all’avanguardia nel digitale. 

• Un mercato del lavoro solido, sicuro e flessibile. 

All’interno di questi quattro temi, il Consiglio ha formulato quindici  obiettivi in  direzione della crescita del Paese, su cui concentrarsi nei prossimi anni e da verificare annualmente.

Tra gli obiettivi concordati:

• Un buon inizio di vita: i bambini danesi dovrebbero sviluppare buone capacità linguistiche e autostima sin dalla tenera età. Devono diventare ancora più bravi in ​​lettura, matematica e scienze, sviluppando anche forti capacità sociali e creative. L’ambizione è che nessun bambino lasci la scuola primaria e secondaria inferiore comunale (la Folkeskole danese) senza competenze di base in queste aree. 

• Ogni giovane dovrebbe essere parte della società: tutti i giovani dovrebbero essere iscritti a qualche forma di programma di studio o avere un attaccamento permanente al mercato del lavoro. 

• Istruzione di alta qualità: tutti i programmi di studio devono essere di alta qualità da una prospettiva internazionale e insegnare abilità e competenze che corrispondono alle esigenze del mercato del lavoro. Questo vale per l’istruzione e la formazione professionale (IFP) e per l’istruzione superiore. Dovrebbe essere posto l’accento sull’integrazione delle abilità classiche con abilità e competenze nella tecnologia e nella digitalizzazione. Inoltre, dovrebbero esserci buone opportunità per la transizione tra istruzione / formazione e occupazione. 

• Ricerca di livello mondiale: la qualità della ricerca danese dovrebbe essere al più alto livello internazionale e la ricerca dovrebbe produrre benefici per i programmi di studio e per la società in generale.

• Imprese competitive: le imprese danesi devono avere condizioni di crescita competitive in modo da poter, ad esempio, attrarre investimenti stranieri. Il settore pubblico deve sostenere le imprese, anche attraverso una ricerca di livello mondiale. 

• Concorrenza efficiente e forte a condizioni eque: le aziende danesi, comprese le PMI, devono avere le migliori condizioni per competere efficacemente in condizioni eque e paritarie, anche per quanto riguarda le piattaforme digitali. 

• Un paese con una fiorente imprenditorialità: la Danimarca deve avere più imprese in forte crescita e condizioni favorevoli per l’innovazione. Pertanto, devono  essere  condizioni competitive per gli imprenditori, ad esempio garantendo un buon accesso al capitale di rischio. 

• Transizione digitale: le aziende e il settore pubblico devono essere leader digitali che sfruttano i vantaggi della digitalizzazione, creando un impatto positivo sul resto della società. Bisogna contribuire a garantire che le aziende danesi sfruttino il potenziale dei dati, in modo etico e responsabile

• Un mercato del lavoro a prova di futuro: il mercato del lavoro danese deve rimanere adattabile e pronto per l’automazione, la digitalizzazione e le nuove forme di lavoro. 

• Il mercato del lavoro danese deve includere tutti coloro che sono in grado di parteciparvi. C’è un valore economico, sociale e umano nel lavoro. Il sistema di flessicurezza deve rimanere al centro del mercato del lavoro danese. 

• Apprendimento permanente di livello mondiale: più danesi devono trarre vantaggio dall’apprendimento permanente e devono esistere buone opportunità per migliorare le proprie capacità e qualifiche per i lavori del futuro. Le offerte educative dovrebbero essere ben funzionanti, flessibili e mirate alle esigenze del mercato del lavoro.

Non sono solo auspici per il futuro. Alle linee di indirizzo generali corrisponde la verifica “sul campo” (sul territorio) e la relativa volontà di integrazione sociale (attraverso il confronto all’interno del  Denmark’s Disruption Council. 

Scelte di metodo e chiarezza di obiettivi: un esempio su cui riflettere evitando devastanti “fughe in avanti” ed improvvisazioni. La Rivoluzione tecnologica è una questione troppo seria e complessa per lasciarla in mano ai soli tecnici e agli interessi aziendali.

 

 

Mario Bozzi Sentieri 

Mario Bozzi Sentieri  su Barbadillo.it

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