Manuela Lamberti: “Per (a destra) c’è bisogno di attrezzare un Arsenale delle Idee”

Manager della cultura e avvocato, l'intellettuale torinese spiega il progetto web che propone ogni settimana un approfondimento culturale non omologato. E in questa intervista non fa sconti al mondo politico di riferimento

Manuela Lamberti

Avvocato Manuela Lamberti, tra i promotori de “L’arsenale delle idee”: che obiettivi si pone questo progetto?

“L’ Arsenale nasce negli stessi giorni in cui,dopo anni distante dall’attivismo nella cultura, stavo lavorando ad una rassegna culturale che avevo chiamato Itaca, una quattro giorni di incontri per segnare un punto fermo verso il quale fare rotta in questi tempi di nichilismo e confusione. Chiacchierando con Raffaele Zanon di questo abbozzo di progetto, ci siamo resi conto che esisteva un vuoto nel nostro mondo, mancava una sorta di luogo d’ incontro e confronto dove creare nuove occasioni per fare cultura e così è nato l’Arsenale delle idee che vuole essere questo: un grande contenitore di idee e progetti.
Ad oggi posso dire che non mi aspettavo una tale ricchezza di contenuti, progettualità e grandissima competenza. Il pensiero non allineato supera di gran lunga in valore e ricchezza i bolsi sacerdoti del cosiddetto pensiero dominante”.
A che pubblico si rivolge?
“A chiunque voglia rimettere in moto le proprie sinapsi, ho molti amici di sinistra che stanno seguendo l’Arsenale con grande attenzione. Un’ amica dell’Ansa mi ha detto: “sto diventando di destra”. Direi che stiamo procedendo insieme per costruire una cultura per un’ epoca completamente differente da quelle che ci hanno preceduto e che non può più essere lasciata all’ arbitrio delle decisioni della casta”.
Arsenale delle idee

Al tempo dei partiti leaderistici che ruolo svolgono i contenitori di idee?

“Un ruolo marginale, defilato. Qualcuno scriveva non c’è politica senza cultura e non c’è cultura senza politica. In questo tempo i partiti dell’area politica conservatrice si sono dimenticati dell’esistenza del pensiero che sottende all’azione politica. La cultura è lasciata da parte, si parla per slogan, per impulso, senza  approfondire, senza sostenere con  un substrato culturale il concetto comunicato. Più grettamente: chi governa nelle amministrazioni comunali e regionali non ha in testa un programma di politiche culturali e pertanto non stanzia fondi. Uno degli obbiettivi dell’ Arsenale è proprio questo, costruire  progetti finanziabili dalle nostre amministrazioni.
Forum, convegni, documentari, presentazioni ed ancora cinema teatro arte contemporanea non si improvvisano con quattro soldi a qualche associazione. È necessario fare sistema ed inserire negli enti culturali, nei teatri,  nelle Commissioni del Fus, nei luoghi dove si fa cultura, manager culturali preparati che smuovano la realtà sclerotizzata del nostro paese.
Noi dell’Arsenale dobbiamo essere pungolo, ma soprattutto proposta. Faccio l’ esempio di Fratelli d’Italia che ha un enorme potenziale in termini culturali, unico rispetto agli altri partiti del centro destra, ma che non coglie le straordinarie opportunità che questa grande ricchezza offre, rimanendo ancorato a vecchi sistemi di gestione della cultura che portano all’ auto isolamento”.
Ci sono esempi positivi, modelli di osmosi…
“Certo ma sono altrove, sono dall’ altra parte. Sono nella formulazione della legge Zan, nello strapotere del gender, nella destrutturazione della famiglia, della società. E poi si sta realizzando una straordinaria osmosi tra potere finanziario e cultura digitale che opera sia  in termini global che local. Sistemi strutturati in grado di modificare i comportamenti nel giro di pochi anni, di pochi mesi, attraverso pressanti e costanti invasioni nel nostro quotidiano. Ed è questo il grande pericolo con il quale ci stiamo confrontando e per cui costruiamo navi per Itaca, la nostra Patria ideale.
Arsenale delle idee

Come evolverà il percorso dell’ Arsenale?

“Cresciamo ogni giorno, ed ogni giorno nuove suggestioni si fanno strada. È un lavoro che al momento ha bisogno di una struttura agile e snella per poter essere quanto più possibile inclusivi. Il lockdown ci agevola, le nostre dirette settimanali all’ ora dell’aperitivo hanno un pubblico decisamente maggiore visto che siamo costretti in casa e questo ci consente di coinvolgere con maggior facilità intellettuali, scrittori, artisti, associazioni, fondazioni.
Non abbiamo ancora iniziato una campagna di comunicazione, ma il pubblico aumenta ad ogni appuntamento. La programmazione  dei forum tematici è già fissata fino all’ estate. Inoltre stiamo iniziando a sperimentare altre forme di prodotti: gli spazi destinati alle Fondazioni, alle pillole di storia, alle presentazioni di libri. Non abbiamo ancora un sito,  il nostro è un work in progress che ha come obiettivo di lavorare per creare eventi fisici nelle varie città d’ Italia con cadenza annuale, Festival di 4 giorni di approfondimento culturale che si dipanino come una sorta di road show, con un evento iniziale presso l’Arsenale di Venezia. Vedo l’Arsenale come una grande fucina in cui si stanno muovendo grandi energie che hanno bisogno di confrontarsi e dialogare per divenire, insieme, ognuna nella sua specificità, ma unite, una vera e propria carica atomica”.
Resta la memoria dell’esperienza leggendaria di Marzio Tremaglia come assessore alla Cultura della Regione Lobardia…
“Non vedo interlocutori interessati a questo genere di dialettica. Ma questo è il lascito di Marzio, continuare pervicacemente a seguire il suo insegnamento.  Sarà dura, sarà durissima, perché i nostri referenti politici si sono dimenticati da dove provengono. Sarà nostro dovere ricordarglielo. Senza la struttura di un pensiero forte che accompagni l’ azione politica è impensabile governare, e se poi anche si governasse, sarebbe mero esercizio amministrativo.
La forza dell’ Arsenale è la competenza anche  in termini di management culturale, l’ essere in grado di progettare a tutti i livelli per ottenere quelle risorse indispensabili alla realizzazione del progetto. E poi non è possibile essere sempre dei reietti dal Salone del libro di Torino, al Festival di Mantova, fuori dai grandi premi letterari, fuori dalle grandi testate. Mai una direzione, una Presidenza se non anche lì per grazia ricevuta. Ho visto nascere grandi strutture culturali grazie alla volontà politica della sinistra, ora è il nostro turno. Sappiamo come si costruisce, è nostra responsabilità farlo”.
E’ un programma un suo prossimo impegno in politica?
“Sono un vecchio arnese di una destra antica fatta di militanza, comunità e libri. Un’ entusiasta che crede
che questa è la volta di giocare il tutto per tutto. Perché questo nulla che avanza è forza per chi è carico di valori e tradizioni. Ma no, non ho intenzione di occuparmi di politica attiva, se non nel mio ambito di competenza.Troppe ferite troppe delusioni. Non mi riconosco più in certi modelli di gestione che ben conosco essendo entrata nell’agone politico quando avevo quattordici anni. Sono più utile altrove”.

Michele De Feudis

Michele De Feudis su Barbadillo.it

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