L’identità della Croazia? Fondata su talenti italiani (a partire da Marco Polo)

Una mostra a Zagabria per il trentennale della libertà dalla Jugoslavia presenta "38 grandi croati". Perfino il veneziano Marco Polo spacciato per croato (sic!)

Marco Polo

Strana gente i croati. Strana gente. Non hanno mai avuto una cultura preminente, di rilievo a livello internazionale, e hanno deciso di acquisirne una. Come? Scippando quelle tracce di cultura italiana – e slovena e serba e bosniaca – presenti nelle terre oggi croate ma una volta a pieno titolo terre italiane (da oltre duemila anni) affermando che sono espressione della Croazia. Ebbene quella che oggi si chiama Croazia era un territorio colonizzato dai Romani che costruirono la gran parte delle città di quei luoghi e civilizzando tutta l’area. In seguito Quarnaro, Istria e gran parte della Dalmazia sono stati territori dello Stato veneziano, la famosa Serenissima, e in quei possedimenti – dove i primi slavi sono arrivati solo nel VII secolo dopo Cristo – sono nati i veneziani, hanno vissuto e hanno realizzato fortezze, case, paesi, città vere e proprie. Segni che sono presenti da oltre duemila anni… Provate ad andare laddove tuttora ci sono i simboli di Venezia, dove la realizzazione urbana e l’architettura, la cultura, tutto è ancora legato all’Italia e alla cultura italiana e capirete.

A Zagabria, per festeggiare il trentennale dell’indipendenza dalla Jugoslavia, quando il comunismo, sotto il peso del nulla e della corruzione, si disfece, nel lontano 1991, hanno organizzato, nel Padiglione Mestrovic, una mostra dedicata a “Trentotto grandi personaggi croati che hanno cambiato il mondo”. Starete pensando: chi saranno questi 38 croati? Boh. Veramente non ne viene in mente neppure uno di croati che hanno “cambiato il mondo”. Udite, udite: questi personaggi famosi sono stati scelti – sostengono i curatori della mostra – “perché di origini croate oppure perché sono nati e hanno operato nel territorio dell’attuale Croazia, considerata la loro patria”.

Chi sarebbero questi pilastri dell’identità, della storia e della cultura croata? Eccone qualcuno: Marco Polo (1254-1324) nato e vissuto a Venezia ma che i croati garantiscono – senza uno straccio di prova – essere nato a Curzola (che nel Duecento era comunque territorio della Serenissima, quindi italiano). Lo stesso il cardinale di “San Girolamo dei Croati”, il marchigiano papa Sisto V (1521-1590), considerato croato sebbene nato nell’Illiria romana quando di croati allora non c’era nemmeno l’ombra. Ancora: il matematico Renato Boscovich ( 1711-1787) di Ragusa di Dalmazia, nato da madre italiana e padre bosniaco (neppure croato!). Sempre di Ragusa, l’economista Benedetto Cotrugli (1416-1469); lo scrittore Marino Darsa (1508-1567) che fondò una corrente letteraria che si rifaceva a Boccaccio: Poi lo scrittore Fausto Veranzio (1551-1617) di Sebenico; il poeta di Spalato Marco Marulo (1450-1524) il pittore Andrea Meldolla (1510-1563) nato a Zara da famiglia romagnola, il filosofo Francesco Patrizi (1529-1597), di Cherso, il matematico Marino Ghetaldi di Ragusa, ecc.

Ma lo scippo non è completo se non è ai danni di tutti… Fra i 38 anche personaggi di altri paesi sono considerati croati, come il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925) il fisico serbo Nikolas Tesla, lo scienziato sloveno Hermann Noordung.

La Croazia esiste solo dal 1947, quando gli Alleati, al termine della seconda guerra mondiale, con il Trattato di Parigi, assegnarono il territorio italiano (Dalmazia, Istria, Quarnaro) al dittatore Tito. In precedenza è sempre stato territorio romano, poi veneziano, sempre italiano e latino. Non è revanscismo o nazionalismo, tutt’altro. È rispetto della realtà storica.

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Manlio Triggiani

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