“La Guerra civile in Spagna” vista da Massis e Brasillach

La prefazione a un classico del pensiero del Novecento nell'edizione del Centro Librario Occidente

Le pagine che seguono sono la traduzione italiana de “Les cadets de l’Alcazar” di Henri Massis e Robert Brasillach, pubblicato a Parigi da Plon nel 1936, e in Italia poco dopo da Bietti, con il titolo “La guerra civile in Spagna tra le rovine dell’Alcazar”. Da noi questo episodio della guerra civile spagnola, o dell’Alzamiento Nacional, per dirla alla spagnola, divenne celebre per il film di Augusto Genina “L’assedio dell’Alcazar”, che vinse la Coppa Mussolini come miglior film italiano alla 8ª Mostra internazionale del cinema di Venezia.

Il 16 febbraio 1936 il “Frente popular” vinse le elezioni legislative in Spagna, dal 1931 una repubblica. Il paese cadde molto rapidamente in preda a gravi disordini, contro i quali protestò il deputato monarchico José Calvo Sotelo. L’atto di accusa pronunciato alle Cortes l’11 luglio 1936 gli costò la vita. Il suo assassinio da parte degli attivisti del Partito socialista spagnolo spinse parte dell’esercito a insorgere, quello del Sud al comando di Francisco Franco e quello del Nord, con il generale Emilio Mola. Il conflitto in Spagna è appena iniziato. E Robert Brasillach, “fascista romantico”, se ne interessò ancora di più, poiché il paese era per lo scrittore, proveniente da una famiglia catalana, una seconda patria.

Su suggerimento del critico letterario cattolico-conservatore Henri Massis, e in collaborazione con lui, dedicò questo testo a uno dei primi episodi della guerra, l’assedio dell’Alcázar di Toledo: l’eroica resistenza per settimane dei cadetti militari e dei pochi giovani falangisti al comando del colonnello Moscardò, in una fortezza nel mezzo della “zona rossa”, circondati e bombardati dalle milizie repubblicane. Questo evento presentava, dall’estate del 1936, tutte le caratteristiche che avrebbero caratterizzato il conflitto spagnolo: il coraggio portato all’eroismo, le atroci sofferenze morali e fisiche, la fedeltà e il senso estremo del sacrificio, la “cruzada” contro il bolscevismo.

Anche se gli autori sono favorevoli al campo nazionale, non cedono alla tentazione della letteratura di propaganda, e queste pagine si apprezzano per stile e pathos.  Si tratta di un reportage, quello che oggi definiremmo un “instant book”, ma che sgorga dalla penna di uno scrittore “colmo di doni” e dal grande talento letterario, a cui nessun genere è rimasto estraneo, e che la fucilazione nel 1945 da parte dei francesi per “collaborazionismo” a soli 35 anni, non è riuscita a cancellarlo dall’oblio.

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Vito Orlando

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