Taccuino. Renzi ha sgonfiato le gomme al premier Conte. Domani si dimette e sale al Colle

E' finito il ConteBis: il professore di Volturara, di fronte all'ipotesi di essere sfiduciato in Senato con il voto su Bonafede, fa un passo indietro e va da Mattarella. Ma le elezioni non sono (ancora) in agenda

Mattarella e Conte

Domani mattina, dopo il consiglio dei ministri, il premier Giuseppe Conte annuncerà le dimissioni al governo e poi andrà dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. ‘esecutivo ConteBis è così al capolinea. 

Il professore di Volturara ha scelto di non farsi mettere in minoranza in Senato sul voto legato alla mozione sulla Giustizia del ministro Bonafede, che – senza i voti dei renziani – non avrebbe avuto i numeri per passare. Così ha anticipato il passaggio della crisi, facendo un passo indietro, al fine di preparare le prossime mosse.

La vittoria di Renzi

Il leader di Italia Viva ha dimostrato di aver inceppato la macchina di potere del premier Conte, e così ora si gode lo spettacolo della salita al Quirinale. Inevitabile dal momento che le posizioni di Bonafede su cui si sarebbe votato mercoledì erano incompatibili con la cultura garantista e del diritto di larga parte di Palazzo Madama.

Le elezioni? Lontane

Adesso il pallino passa a Mattarella e si fanno strada tre ipotesi:

Le elezioni, per ora, non sono sul tavolo: in una democrazia parlamentare bisogna prima valutare la possibile presenza di una maggioranza disponibile a sostenere un governo. Resta però la richiesta chiarificatrice di restituire la parola al popolo avanzata da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Del resto un passaggio elettorale, in questo momento, sarebbe un terremoto per il centrosinistra: un partito legato al presidente Conte, infatti, ridurrebbe a numeri modesti le forze parlamentari di Pd e 5S, mentre la Lega si confermerebbe primo partito, incalzata da Fratelli d’Italia (nessuno può escludere il sorpasso della destra nella coalizione).

Se questa centrosinistra contaminato con i grillini ha finito la spinta propulsiva (?) potrebbe aprirsi la stagione auspicata dal leader leghista Giancarlo Giorgetti, con un percorso istituzionale, per il quale sono in pole l’economista Carlo Cottarelli e l’accademico Sabino Cassese. La soluzione Mario Draghi, allo stato, non sembra praticabile. 

Gerardo Adami

Gerardo Adami su Barbadillo.it

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