Formula 1. Vettel saluta la Ferrari: è la fine di un’era

Dopo 118 Gran Premi e 14 vittorie in sei stagioni, Sebastian lascia la Scuderia, dove si è fatto apprezzare moltissimo anche per le sue doti umane

Vettel in Giappone

Come si troverebbe un cammello al Polo Nord? La domanda retorica è in realtà perfetta metafora per descrivere il rapporto tra Sebastian Vettel e la pessima SF1000 del 2020, sesta tra i costruttori e mestamente fuori dalla zona punti anche nell’ultimo GP di Abu Dhabi, che Sebastian aveva scelto di correre indossando un elmo dalla grafica speciale, con su scritto “Grazie Ragazzi” che si intersecava in una sorta di cruciverba con le parole “Ferrari”, ”Italia”, ”Maranello” e “Tifosi”, su fondo a specchio; eppure, superato il traguardo, mestamente 14° e doppiato, Vettel (nel giro di rientro ai box) tira fuori dalla tasca un bigliettino e per ringraziare i suoi, comincia a cantare, parafrasando “Azzurro” di Celentano, canticchiando e facendo il pari con Singapore 2015, quando dopo un dominio in rosso, aveva  ripreso “L’italiano” di Toto Cutugno.

Basterebbero queste due istantanee per sottolinearne la genuina passione, impreziosita dal fatto che nelle sei stagioni (2015-2020) e nelle 118 presenze con la tuta in rosso, ad emergere spesso è stato anche il campione, conquistando 12 pole position, 55 podi e 14 vittorie, che ne fanno il più vincente pilota ferrarista (il terzo in assoluto dopo Schumacher e Lauda) a non aver mai vinto l’Iride a Maranello, con migliori risultati il 3° posto finale nel 2015 e il 2° nel 2017, 2018.

Tra alti e bassi, come le sbavature sotto pressione, già nel 2017-2018, ma cresciute nella ricerca della prestazione con delle vetture tutt’altro che concorrenziali e con una squadra che non era più completamente al suo servizio, molti i brividi regalati da “Seb” ai suoi tifosi: la prima vittoria in Malesia nel 2015, la pole con toccatina sul muro a Singapore nel 2017, Sakhir e UK 2018, la rimonta dall’ultima posizione in Germania lo scorso anno per arrivare, quest’anno, all’unico e soffertissimo podio in Turchia.

Certo, anche i bilanci passano in secondo piano occasione dell’ultima presenza, sublimata dagli applausi dei meccanici al momento dell’ultima uscita dal garage per andarsi a schierare sulla griglia e dallo scambio dei caschi con Leclerc, che lo ha omaggiato con un “Danke Seb” sulla propria calotta (i due per altro sono andati a salutarsi a pochi istanti dalla partenza, già con indosso tuta, casco e sotto casco): un bel modo di concludere un rapporto complicato, non essendo mancate le frizioni e gli incontri fin troppo ravvicinati (Brasile 2019, Stiria 2020).

Vedremo se la nuova avventura in Aston Martin dal 2021, potrà riportarlo a competere ai più alti livelli, dove un 4 volte campione del mondo sicuramente non può mancare.

 

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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