Capolavoro Juve, al Camp Nou surclassato il Barcellona

Le ragioni di una vittoria tanto netta quanto inaspettata, Pirlo ha finalmente trovato la quadra?

Questa volta non c’è stato spazio per ‘bidoni della spazzatura al posto del cuore’, ‘fruttini’, spinte e cadute accentuate. Un capolavoro tecnico tattico della Juventus e di Pirlo ammutolisce ogni polemica: perentorio 3-0 in casa del Barcellona e nessuna possibilità di replica.

Ieri più che mai si è reso evidente perché Pirlo sia stato salutato come un predestinato; ha costruito con sapienza una vittoria fatta di dettagli, quelli che in una competizione ad altissimo livello tecnico, come la Champions League, fanno davvero la differenza. Allora ecco un pressing indemoniato su tutti i portatori di palla blaugrana dal primo all’ultimo minuto di gioco, inserimenti dei centrocampisti, un Ramsey mai stato così a suo agio, una linea difensiva liquida e solida allo stesso tempo, nella quale Danilo cambia volto improvvisamente, trasformandosi da centrale a terzino (e viceversa) come un novello Houdini. Tutto questo è stato possibile anche grazie ad una condizione fisica esuberante di tutti gli uomini in campo. Sino ad ora infatti la Juve aveva sempre sofferto il ritmo intenso degli avversari senza riuscire mai a controbattere con la stessa veemenza. Il fattore psicologico è risultato altrettanto determinante; ognuno aveva le sue forti ragioni per dimostrare di credere ancora nel progetto: chi in cerca d’una rivalsa (Arthur, Morata), chi galvanizzato dalla grande opportunità (Mc Kennie, Ramsey), chi voglioso di dimostrare ancora il suo valore (Buffon, Bonucci, Alex Sandro), ed infine chi era lì per dimostrare una volta per tutte che Messi sarà anche un fenomeno ma il Re è solo uno.

Sin dal primo minuto è stato chiaro che la squadra aveva la mente sgombra, era pronta a regalare uno spettacolo estetico degno del teatro che lo ospitava. I ragazzi però non hanno dimenticato che per centrare un obbiettivo storico, quel meraviglioso teatro doveva essere prima di tutto affrontato come un moderno Colosseo, in cui l’agonismo deve, necessariamente, farla da padrone.

L’emblema di quanto detto sono i due recuperi di CR7 su Messi al 81’ e su un opaco Griezmann al 93’. Le notti come queste risvegliano in lui una forza ancestrale che si trasforma in furia al suono dell’inno della competizione . Le note della Champions hanno di certo avuto un effetto salvifico anche sull’eterno Buffon, autore di una performance di rara consistenza. Il quarantaduenne sembrava essere oramai in letargo, ed invece s’è dimostrato pronto ad affrontare al meglio la sua “last dance” con la maglia bianconera. Quale migliore occasione per vestire nuovamente i panni del Supereroe che contro Messi e compagni nelle mura nemiche, coloro che gli hanno negato solo pochi anni fa la soddisfazione di alzare la tanto sognata coppa dalle grandi orecchie? Detto fatto. Così con due rigori ed una mezza rovesciata del terribile Texano, la Juventus ha ribaltato gli sfavori del pronostico, relegando il Barça al secondo posto nel girone. Per comprendere la dimensione dell’impresa basti ricordare che la squadra Blaugrana non perdeva in Europa tra le mura amiche dal lontano 2013 (guarda caso proprio 0-3 contro il Bayern Monaco poi campione).

Gli eventi di ieri hanno superato ogni aspettativa e realtà, avvicinandosi a quella sfera di ineffabilità tanto cara a Dante, uno di quei rari casi in cui le componenti divine irrompono improvvisamente nel quotidiano. Non c’è stato niente che non fosse perfetto, dalle prestazioni dei singoli a quelle del collettivo, dalle manifestazioni tecniche a quelle tattiche, dalle idee ai dettagli, da un Mckennie tarantolato ad un Cuadrado che spennella cross.

Con la speranza che questo sia solo l’inizio per una florida campagna europea per la banda di Pirlo, non resta dunque che attendere il sorteggio. “The best is yet to come?”

Andreas D'Agosto - Stefano Coropulis

Andreas D'Agosto - Stefano Coropulis su Barbadillo.it

Exit mobile version