Proprio Di Canio, oggi allenatore del Sunderland, si è reso protagonista in questi giorni dell’ultima scommessa italiana in Inghilterra, prelevando dalla Juventus e portando in Premier League Emanuele Giaccherini al prezzo di 6,5 milioni di sterline, cifra elevata per una squadra come quella dei “black cats”, che in Italia definiremmo “provinciale”. Aretino di Talla, Giak (Giaccherinho per il suo ex allenatore Conte) ha potenzialmente tutte le carte in regola per affermarsi in Inghilterra: arrivato in serie A a 25 anni con il Cesena dopo una lunga gavetta sui campi di periferia della serie C, ha superato nel tempo ogni tipo di ostacolo, dallo scetticismo di critici e tifosi agli infortuni. A 16 anni, in uno scontro con un portiere avversario, si ruppe la milza e patì un’emorragia interna (“Ho rischiato di morire e la milza hanno dovuto togliermela, ma per fortuna a calcio si può giocare anche senza”). Si rialzò, così come quando qualche anno dopo, in prestito al Bellaria, si ruppe una caviglia e per un attimo pensò di appendere le scarpette al chiodo e andare a lavorare col papà operaio. Conquistò mister Bisoli quasi per caso, tornato al Cesena dopo un’ultima stagione in prestito, quella al Pavia. Era fuori rosa, in attesa di essere ceduto, quando fu chiamato da un magazziniere per partecipare ad una partitella d’allenamento a causa dell’infortunio di un compagno. Quella partitella gli ha permesso di prendere per mano i romagnoli e trascinarli alla storica doppia promozione dalla serie C alla A e di conquistarsi la Juventus e la Nazionale.
Titolare dapprima discusso e poi apprezzato nella formazione azzurra di Prandelli durante l’ultima Confederations’ Cup, Giaccherini si è meritato con la corsa e la tenacia la possibilità di smettere con il calcio ed iniziare con il football. Se saprà confermarsi con umiltà e impegno, come il giovane pirata Borini sta provando a fare al Liverpool, in accoppiata con coach Di Canio potrà scacciare i fantasmi di una Little Italy in negativo e dimostrare che anche nei templi inglesi dello sport più bello del mondo il made in Italy ed il cuore tricolore possono ritagliarsi spazi di favola ed entusiasmo.