Ondacovid/1. La pandemia e i figli oltre le cattedrali del narcisismo di massa

La riflessione sul rapporto con famiglia e figli dell'accademico Luca Pesenti

Mondo in mascherina anti covid

Ogni giorno mi accorgo che anche dentro questa pandemia avere in casa dei figli (dall’adolescenza in giù) rappresenta un pungolo, un richiamo, una sveglia al desiderio.

Avere figli per casa significa, oggi, cercare l’equilibrio tra assenza di controllo e ossessione, tra libertà e responsabilità, tra solitudine e compagnia.
Li guardi, ogni giorno, e sai che per salvaguardare la loro salute fisica e mentale, per custodire il loro desiderio, dovrai accettare di farli uscire. E anzi, ogni tanto dovrai spingerli ad uscire, a non restare soli. E lo dovrai fare per tutti i mesi che stanno per arrivare. Perché quando li vedrai troppo tranquilli, assuefatti alla situazione, allora ci sarà da preoccuparsi davvero.
Dovrai accettare, ricercare una dose di rischio. Come accade sempre, da sempre, per ogni genitore.
E oggi, è ancora più importante: perchè ti spinge a non tirar su il muro divisorio con la realtà. Quanta retorica sulla necessità di “abbattere i muri”, in questi mesi: e poi, la tentazione di costruire un muro attorno ad ogni casa, ad ogni famiglia, ad ogni vita.
Esattamente la tentazione culturale che da anni svuota le nursery, mortifica i tassi di natalità, recinta i parchi giochi, riempie le città di proibizioni, trasforma i genitori in super-controllori, chiude in casa gli adulti un passo dopo l’altro, fatto salvo quando occorre riempire i centri commerciali, i centri benessere, le agenzie di viaggio, i centri estetici. Le cattedrali del narcisismo di massa.
La vita che si dona è la vita che rischia.
La vita che fa incetta, che accumula e che consuma, è la vita che si assicura da ogni rischio.
La vita, e il desiderio che la muove, è sempre anche un rischio.
Senza un po’ di rischio, la vita semplicemente si consuma. (da Facebook)
@barbadilloit

Luca Pesenti

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