Libri. “Disabile chi? La vulnerabilità nel corpo che tace”. Roberto Cescon ribalta la disabilità in letteratura

Il poeta friulano analizza le diverse immagini con cui la disabilità è stata proposta e snaturata dai mass media

Roberto Cescon

Nuove angolazioni per osservare un fenomeno già a lungo esplorato, sensazioni lettararie, analisi critica e tentativi di sintesi.

Il 3 settembre 2020 è uscito Disabile chi? La vulnerabilità del corpo che tace di Roberto Cescon edito dalla casa editrice Mimesis.

L’autore, già poeta affermato e collaboratore del festival di Pordenone, sviscera la disabilità erigendola a concetto letterario, ritagliando esempi dalle varie dimensioni massmediali che la riguardano.

<<L’immagine del disabile ha bisogno della normalità per misurare la sua mancanza, perché ciò che distingue il disabile dall’idea di normalità è uno stigma (…)>>. Al netto del linguaggio utilizzato, che potrebbe far impallidire chi è preciso rispetto alla nomenclatura, Cescon punta il dito verso il concetto di rappresentazione del fenomeno, per scivolare poi nel gorgo dell’immaginario. La scultura di Marc Quinn, The Kiss, citata nell’incipit fornisce un interessante ritratto della disabilità e della diversità, vista, percepita e vissuta al di fuori di qualsiasi intento metaforico.

Quale immediata reazione suscita se non un altrettanto inconscio e innaturale straniamento senza filtro?

I capitoli sono quadri, brevi e concisi, con sagaci cuciture poetiche che ben compattano lo spirito saggistico con cui l’opera si presenta. A volte la scivolata retorica arriva inaspettata ma del resto è un terreno, quello della retorica, su cui si è poggiata letteratura di vario genere.

Con un feroce taglio critico, inoltre, viene presa in analisi l’immagine della così detta “letteratura disabile”, come viene definita in bibliografia. Ad essa è dedicato un capitolo e la si definisce, neanche troppo tra le righe, uno <<stereotipo di superficie>>.

<<Questi libri>> afferma Cescon parlando della “letteratura disabile” <<hanno il merito di raccontare l’esperienza quotidiana della disabilità, quando le porte delle case si chiudono e si rimane soli a governare il problema (…). Tuttavia, malgrado queste intenzioni, non sanno quasi mai rappresentare il radicale sconvolgimento che accade nell’individuo (…)>>.

La disabilità è dunque, ancora una volta, vista come un incontro con l’ignoto che porta necessariamente ad un conflitto interiore. È però una condizione non solo fisica ma anche esistenziale a cui gli individui, prima o poi, tendono.

Breve, incisivo e aforistico, disabile a chi si pone lo scopo di trascinare il lettore nel terreno torbido del pregiudizio, nel tentativo di abbattere le sempiterne barriere culturali con lo strumento della letteratura e della poesia. Perché, come spesso accade, il limite, quello vero, è negli occhi di chi guarda.

 

Stefano Sacchetti

Stefano Sacchetti su Barbadillo.it

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